Mi raccontate con parole vostre dove siamo andati e cosa abbiamo fatto venerdì scorso?

«Siamo andati alla biblioteca». «Abbiamo ascoltato il libro sui compiti». «Il libro Non ho fatto i compiti perché… Per me è stato divertentissimo». «È un libro di Davide Calì, che è un disegnatore e anche uno scrittore». «È un album. Perché ci sono i disegni. È per bambini piccoli. Ma anche per grandi». «In biblioteca c’erano due ragazze che fanno l’università e la bibliotecaria. Ce lo hanno letto le due ragazze dell’università, il libro. E ci hanno fatto vedere anche i disegni. Erano bellissimi». «Perché i disegni li proiettavano come al cinema. Su uno schermo. In grande». «Però i disegni del libro non li ha fatti Davide Calì ma un altro signore».

Mi spiegate come funziona questo libro?

«È semplice. Si capisce tutto dal titolo. Perché dentro, poi, ci sono solo delle storie. Anzi, non delle storie, delle frasi. Anzi, delle bugie». «Lui inventa sempre delle scuse per non essere riuscito a fare i compiti». «Anche a me non piace fare i compiti perché… Perché per me sono inutili». «Dentro tutte le pagine hanno un disegno in grande e c’è solo una o due righe in fondo alla pagina da leggere. Perciò è un libro che si legge in fretta. Si legge tutto in una volta come ce lo hanno letto le due ragazze». «Loro sono due studentesse dell’università che dopo, tra qualche anno, vogliono fare le maestre. Allora adesso hanno fatto la prova con noi. Secondo me sono state brave a leggere e a spiegarci tutta la storia». «Io quel libro lo avevo già letto in biblioteca. Me lo aveva preso mia mamma. Però tanto tempo fa. Non me lo ricordavo bene». «Per me è un libro molto divertente perché fa ridere. Perché sono pazzesche quelle bugie per non fare i compiti». «Per me può essere anche utile perché se non hai fatto i compiti, forse, forse puoi inventarti una buona scusa. Anche se le scuse del libro per me erano un po’ esagerate, un po’ incredibili». «Ma lo scrittore ha fatto apposta a farle incredibili così erano più belle, più divertenti». «Anche i disegni dopo erano più belli». «A me è piaciuto quando ha detto che non ha fatto i compiti perché c’era un coccodrillo che era entrato in camera sua». «Anche quando c’era scritto che non li aveva fatti perché era stato mangiato da un mostro…». « A me è piaciuta l’ultima parte perché c’era il mostro!». «No per me era più bella la scusa del tornado!». «A me non piace fare i compiti perché sono difficili e alcuni noiosi». «Certe volte anche lunghi, troppi». «È stato un libro molto divertente. Anche i disegni erano bellissimi!». «Per me invece dei compiti si potrebbero fare delle altre cose! Giocare! Fare sport!». «Alcune volte le maestre ci fanno fare dei giochi per compito e quelli sono i compiti che io preferisco». «A me piace fare i compiti, veramente». «Alcune volte sono divertenti, è vero». «A me piace fare i compiti perché mi piace studiare, mi piace imparare, così conosco tante cose belle ed interessanti».

Mi dite cosa avete fatto dopo la lettura?

«Abbiamo parlato». «Abbiamo fatto i disegni. Dovevamo inventare noi una bugia e dopo disegnarla. Come nel libro». «Abbiamo fatto il laboratorio con le due ragazze». «Abbiamo fatto il nostro libro dei compiti». «Però doveva essere la bugia più incredibile che ci veniva in mente».

Me ne dite un po’ di scuse inventate da voi?

«Io ho messo che non li potevo fare perché sono andato in bagno a fare la pipì e sono caduto nel water e ci ho messo tutta la notte per uscire fuori». «La mia scusa? Era che…. che ero stata mangiata da un ladro. Anzi, scusate, da un drago». «Io ho messo che non ho fatto i compiti perché ho scoperto che avevo le ali e allora ho preferito fare un giro fuori dalla finestra, un bel volo lungo lungo». «Io non li ho potuti fare perché ci ho vomitato sopra, ai quaderni e al libro, allora dopo… Non si poteva più leggere niente e perciò non si potevano neppure fare i compiti». «Io ho messo che ero impegnato in alcune missioni nello spazio, perché le matite nel mio astuccio diventavano razzi e distruggevano i compiti». «Io ho messo che ero impegnato in una spedizione sulla luna e i compiti erano stati mangiati da un cane lunare che ama i compiti invece dell’osso».