«L’aspetto fisico di una donna che si dichiara vittima di stupro è del tutto «irrilevante» e si tratta di un «elemento non decisivo» per valutare la credibilità sua e dei suoi aggressori.
Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni depositate ieri dell’annullamento con rinvio delle assoluzioni di due giovani sudamericani accusati di aver violentato una ragazza peruviana a Senigallia quattro anni fa. Ad assolverli era stata la Corte di Appello di Ancona nel novembre del 2017 con un verdetto che ha fatto scalpore e in cui si faceva riferimento anche alla «mascolinità» della ragazza per dare credito alla versione assolutoria dei due imputati e, al contrario, minare la credibilità della vittima. In particolare, la Corte d’appello di Ancona (composta in quel caso da tre donne), aveva stabilito che «non è possibile escludere che sia stata proprio» la giovane – definita in un passaggio la «scaltra peruviana» – «a organizzare la nottata ‘goliardica’, trovando una scusa con la madre, bevendo al pari degli altri, per poi iniziare a provocare uno dei due imputati». Secondo la Cassazione, però, la ricostruzione della vicenda fatta dai giudici d’appello «si basa fondamentalmente sulla incondizionata accettazione del narrato degli imputati», i quali avevano sostenuto la consensualità del rapporto.