Lola-Shoneyn
Tra gli ospiti dell’edizione 2015 del Festival Letterature di Roma (9-30 giugno), farà gradito ritorno nel nostro paese la scrittrice e poetessa nigeriana Lola Shoneyin. Fiera sostenitrice dei diritti delle donne, è già nota al pubblico italiano grazie alla pubblicazione del suo primo romanzo Prudenti come serpenti (66thand2nd, 2012), nel quale ritrae in maniera realistica – ma anche ironica e talvolta irriverente – la società nigeriana contemporanea, vessata da pratiche e consuetudini apparentemente anacronistiche come la poligamia, in bilico tra desiderio di modernità e tradizioni dure a morire.
In occasione del festival, Shoneyin leggerà il 16 giugno alcuni suoi testi inediti, in concomitanza con la mostra Nero su Bianco dedicata all’Africa dall’American Academy. L’interessante rassegna (ospitata al Gianicolo fino al 19 luglio) offre una riflessione sul tema dell’identità afro-italiana e sulla percezione del senso d’identità nelle comunità afro-americane, afro-europee e africane in genere, sottolineando la necessità di rielaborare e dare nuovo stimolo al «canone» e di avviare un dibattito costruttivo sull’ibridismo etnico e culturale.

Nata in Nigeria da una famiglia di religione cristiana, dopo gli studi compiuti in Gran Bretagna Shoneyin si è laureata in Letteratura inglese, ammettendo una smodata passione per Toni Morrison, Isabel Allende e la grande poesia americana (da Allen Ginsberg a Sylvia Plath e Alice Walker). Archiviato un primo matrimonio contratto in giovanissima età e durato solo quaranta giorni, ha sposato il medico Olaokun Soyinka (figlio del premio Nobel nigeriano Wole Soyinka), dal quale ha avuto quattro figli. Oggi vive con la sua famiglia in Nigeria, dove insegna inglese e teatro in un liceo; nel frattempo ha pubblicato racconti su riviste letterarie, un libro per bambini e tre raccolte di poesie che ritraggono da diverse angolature la sua esperienza di giovane donna, madre, insegnante e scrittrice, tra la Gran Bretagna e la Nigeria e che le hanno fatto sinora ottenere numerosi riconoscimenti.

Tra tutti, è il tema della poligamia a ricorrere più di frequente nella sua scrittura. Come lei stessa ci ha raccontato in un’intervista, pur non avendola mai sperimentata direttamente (i suoi genitori si sono convertiti al cristianesimo e la ritenevano una pratica in contrasto con la loro religione, ma entrambi provenivano da contesti poligami), di storie di poligamia Shoneyin ne ha viste e sentite tante, ed è una di queste «storie vere» che circolavano quando lei era ragazzina a diventare il divertente nucleo narrativo di Prudenti come serpenti, in cui la bella e istruita Bolanle, per sfuggire un’adolescenza e giovinezza difficili in Nigeria, accetta di sposare un uomo di vent’anni più vecchio di lei, che ha già tre mogli e numerosi figli e che vede in lei solo un nuovo trofeo da aggiungere al suo harem. Questa intrusione in un universo domestico fino ad allora stabile scatena l’ira delle altre mogli, soprattutto quando, dopo vari tentativi falliti di concepire un figlio, Bolanle si rifiuta di affidarsi alla medicina tradizionale di stregoni ed erbalisti e vuole portare il marito in ospedale, mettendo a rischio un inconfessabile segreto.

Per ammissione della stessa autrice, la poligamia è ancora molto diffusa nella società nigeriana contemporanea, soprattutto tra i musulmani (il Corano stabilisce che un uomo possa avere fino a quattro mogli, purché le tratti tutte equamente), mentre è in calo tra i cristiani, ma resiste soprattutto nelle aree più povere del paese. La pratica non è legata solo al fattore religioso, ma anche a quello sociale e culturale ed è purtroppo una scelta ancora attuale tra molte donne istruite, diventa anzi quasi la norma per tutte coloro che, pur avendo studiato, anche e soprattutto all’estero, rientrano nel loro paese senza possibilità concrete se non quella di trovarsi un marito: alla loro età, molti degli uomini in circolazione sono già sposati e allora meglio dividere un marito con altre mogli che non averlo affatto. Il governo non offre alternative: una donna non sposata non esiste per la società nigeriana e non ha alcuna possibilità di inserirsi, lavorare o sopravvivere mantenendo un’autonomia. Le statistiche dimostrano che, tra le coppie con un’educazione superiore, la poligamia sta scomparendo, ma una donna sola è ancora discriminata.

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Altro tema caro alla Shoneyin è la delicata situazione politica della Nigeria, enorme paese afflitto da corruzione, disoccupazione giovanile e omofobia, frazionato in numerose etnie e religioni che convivono a fatica, con disordini e conflitti interni che da decenni lo coinvolgono e insanguinano. In un suo recente articolo, precedente le ultime recenti elezioni presidenziali, Shoneyin ha ricordato come il colpo di stato del 1984 ad opera di Muhammadu Buhari (generale musulmano, allora Presidente del Consiglio Militare Supremo e attuale neo-Presidente della Nigeria eletto lo scorso marzo al primo turno, dopo aver subito due sconfitte elettorali nel 2007 e nel 2011) ebbe un impatto devastante e irreversibile sulla sua vita privata – il padre fu incarcerato e ciò portò alla rovina finanziaria dell’intera famiglia e alla perdita di numerosi agi e privilegi – instillandole già da allora e nonostante la giovanissima età il desiderio di lottare per affermare diritti e denunciare ingiustizie e disuguaglianze.

L’aver poi vissuto per tre anni ad Abuja con la sua nuova famiglia, le ha fatto sperimentare in prima persona, per fortuna senza conseguenze gravi o dirette, la profonda confusione e incertezza e il senso di terrore che gli attentati di Boko Haram disseminano tra la popolazione nelle regioni musulmane del nord, nel tentativo di destabilizzare lo stato dalle fondamenta, spingendola a ribadire la necessità di porvi rimedio, richiamando anche l’attenzione pubblica internazionale, spesso distratta, apparentemente ignara o disinteressata e maggiormente concentrata su altri fronti.