Un passo in avanti, e due indietro. Non proprio un buon inizio per quello che dovrebbe essere il «Green New Deal» all’italiana. Doveva essere il primo provvedimento del governo Conte Due, esemplificativo della rinnovata agenda politica della maggioranza a quattro (Pd+Cinque Stelle+LeU+Italia viva di Renzi) sulle contromisure all’emergenza climatica, ma alla fine non è arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri di ieri.

È FINITA così la prima incursione del ministro dell’Ambiente Costa che ha presentato un «decreto clima» che ora potrebbe ora trasformarsi in un disegno di legge. In questo modo il provvedimento spot immaginato dai Cinque Stelle, sia per bruciare sui tempi gli alleati di governo e intestarsi la battaglia, sia per presentare Conte e Di Maio con un biglietto da visita al vertice sull’emergenza climatica dell’Onu a New York, rallenterà la sua corsa. Sono diversi gli elementi che hanno pesato su questo falso movimento avvenuto nel governo nelle ultime ore. Il presidente della Camera Roberto Fico (M5S) ha chiesto di limitare il ricorso del governo alla decretazione d’urgenza che ha avuto effetti anche grotteschi nel precedente esecutivo, quando si approvavano decreti «salva intese» e il consiglio dei ministri ha anche approvato due volte provvedimenti con lo stesso nome e contenuti diversi. Ma i motivi più sostanziali sono le obiezioni tecniche e soprattutto economiche avanzate a Costa da parte degli altri colleghi di governo. Non solo le coperture sarebbero incerte e ancora da trovare, incerto sarebbe anche il coordinamento per concretizzare i numerosi interventi previsti nella bozza composta da 14 articoli che spaziano dagli eco-bonus ai costruttori di automobili fino a Euro 4 agli interventi sul risparmio del packaging delle merci vendute o alle detrazioni fino a 250 euro per le famiglie che mandano a scuola i figli su pulmini ecocompatibili, passando per una riduzione prudente entro il 2040 degli incentivi fiscali alle produzioni dannose per l’ambiente. Conta anche il fatto che solo negli ultimi giorni sono iniziate le prime riunioni di contenuto che definiranno la prossima legge di bilancio, mentre si attende il prossimo 27 settembre quando il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri presenterà la nota di aggiornamento al Def.

ESISTE POI un elemento di contesto politico che riguarda la linea concertativa impressa da Conte. Dopo avere sottolineato che, a differenza del governo precedente da lui stesso preceduto, quest’altro chiarirà i suoi orientamenti con i sindacati e le associazioni imprenditoriali, è difficile lanciare un provvedimento così simbolicamente rilevante per il nuovo corso senza prima avere coinvolto le parti sociali in una discussione preventiva. «Davvero sono rimasta stupita quando ho scoperto che è già bello e pronto un decreto dove ci sono anche scelte importanti e significative» ha detto la segretaria della Cisl Annamaria Furlan. Anche la Cgil non l’ha presa bene. «Non c’è purtroppo nessun grande confronto come dichiara il ministro Costa – ha detto la vice-segretaria generale Gianna Fracassi – Non si può parlare di massima condivisione se non è stato avviato alcun dialogo con i sindacati. Il clima non è una priorità per i soli ambientalisti, gli unici che, come si legge nella bozza di decreto, sono stati invitati a far parte della cabina di regia. È un tema che ha rilevanti ricadute anche sul mondo del lavoro».

NEI CONTENUTI ci sono anche le obiezioni di Rossella Muroni di LeU. Il decreto è «una buona notizia» perché «ha l’ambizione di affrontare la crisi climatica migliorando la qualità dell’aria, investendo su parchi e tutela degli ecosistemi, promuovendo l’economia circolare». Ma «è troppo timido nei tempi e poco dettagliato rispetto alle modalità con cui intende attuare il contrasto ai mutamenti climatici». E «propone un ritmo di cambiamento davvero troppo lento, avrà bisogno di molti decreti attuativi, pone obiettivi senza chiarire nel concreto e in dettaglio come realizzarli. Mi sarei aspettata che fossero questi i suggerimenti per migliorare il provvedimento andato ieri in pre-Consiglio dei Ministri». Costa avrebbe ricevuto rassicurazioni sul fatto che la sua bozza, al di là del veicolo legislativo prescelto, partirà per il suo viaggio, forse anche la settimana prossima.