Volenti o nolenti ci siamo ancora. Sanremo al suo 66esimo compleanno è intramontabile, con una media di 11milioni di spettatori nell’ultima edizione. Per un ventenne sembra un fatto inspiegabile. Dal di fuori, a vincere sembra perennemente il gossip e l’italica personalità di chi, fra conduttori e vallette, si rassegna a un format immutabile nella sostanza ma che, col senno del poi, può essere considerato un archetipo dei talent, specialmente nella sua essenza spettacolare.

Non è un caso quindi che molti cantanti approdano a Sanremo, dopo il talent. Ma è anche la raffigurazione dell’Italia che cambia, delle seconde generazione di giovani immigrati come Cecile Vanessa Ngo Noug, di origine camerunense, Ermal Meta, albanese, e Mahmood egiziana, finalisti nelle Nuove Proposte. Alessandro Mahmoud – in arte Mahmood – è stato studente all’accademia musicale CPM Music Institute dove ha frequentato i corsi di canto jazz, interpretazione/song writing e piano complementare. Ha partecipato a X Factor ed ha vinto, nel 2015, il concorso Area Sanremo. Eccolo quindi a Sanremo Giovani, un perfetto prototipo del nuovo.

Milanese, di padre egiziano e madre sarda, deve molto alle influenze musicali e culturali della sua famiglia: «Dalla mia famiglia ho ricevuto un input notevole, entrambi i genitori hanno sempre amato la musica ma generi diversi. Mia madre ascoltava per lo più Battisti e De Gregori mentre da mio padre ho assimilato più la vena straniera: Whitney Houston, Stevie Wonder, Ray Charles. Ogni tanto in macchina partivano certe musiche arabe che provavo a cantare ma erano scale non ancora accessibili al mio giovane orecchio». Alessandro aiutava sua madre al bar ma ha sempre trovato il tempo per la musica: «Mia madre ha venduto il bar circa un paio di anni fa e in quel periodo l’aiutavo a periodi perché frequentavo ancora vari corsi».

A 23 anni è passato per le porte principali, come X Factor nel 2012, ed ora Sanremo Giovani, un’investitura di cui non nasconde l’emozione: «Mi è sembrato impossibile che tutto queseto fosse successo a me. Solo dopo un paio di giorni ho iniziato a realizzare l’accaduto. Ora spero solo che tutta questa adrenalina non mi porti fuori strada».

Con la sua voce viene da chiedersi, come mai i talent siano così importanti: «Sono importanti per l’esperienza che lasciano, ma per quel che riguarda il post talent possono talvolta essere distruttivi. Bisogna avere basi solide e piedi a terra per non perdere la testa». Il suo ep Fallin’ Rain ha funzionato bene in radio. All’Ariston porta una canzone autobiografica, scritta in metropolitana, suonata fra soul ed elettronica: «Dimentica è un brano introspettivo e racconta un po’ di me, del mio percorso musicale, delle difficoltà avute. Il messaggio che vorrei lasciare è che niente si ottiene senza combattere».

Alessandro cerca di godersi il presente rivendicando la propria voce: «Ho pensato a lungo a cosa mi riserverà la vita dopo Sanremo, ma sinceramente non saprei neanche fare delle ipotesi. Cerco di vivere il momento senza perdere un dettaglio. Alla fine è sempre stato questo il mio scopo principale, mostrare che posso anch’io dire la mia nel modo più sincero che conosco».