l 23 maggio si commemorano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, questi ultimi tre agenti di polizia della scorta. Inutile dire che, ogni anno, alla commemorazione partecipa doverosamente il ministro degli interni pro tempore, a qualsiasi compagine di governo appartenga. Quest’anno è toccato a Matteo Salvini impegnato inoltre anche nella campagna elettorale per le europee. Non credo che per la concomitanza degli eventi il ministro avrebbe dovuto evitare la sua discesa a Palermo per onorare i poliziotti caduti, né credo che la sua presenza alla commemorazione possa averlo mondato dal clima liberticida che sta seminando nel paese e i cui frutti sono prontamente raccolti in ogni settore, dalla disumana repressione dei migranti alla rimozione degli striscioni che lo contestano, dalla sospensione della professoressa Dell’Aria alle manganellate di Genova e via elencando.

Per un dovere di verità però, proprio nel giorno in cui si ricorda Falcone, non si può tollerare che si erga ad oppositore della «contaminazione» salviniana proprio il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che, da leader della Rete, con gli altri colleghi del gruppo Alfredo Galasso e Carmine Mancuso, aveva inviato una memoria-esposto al Csm con la quale si accusava Falcone di una scorretta gestione di alcune indagini, il tutto rinforzato da un esposto dell’avvocato Zupo in cui si parlava di «doveri trascurati». Falcone si dovette difendere da queste accuse dinnanzi alla prima commissione referente del Csm nella seduta del 15 ottobre 1991 riuscendo, con valide argomentazioni e anche con un po’ di ironia, a smontare quelle farneticazioni.

La cerimonia della commemorazione è ipocrita e retorica? Bisognerebbe guardare a ciò che c’è dietro questa giornata prima di tranciare giudizi che servono solo per accreditarsi come i duri e i puri dell’antimafia. Per un intero anno scolastico in molte scuole di tutte le regioni, insegnanti e studenti seguono corsi di legalità e molti di essi preparano lavori di ogni genere per partecipare poi al concorso indetto dalla fondazione Falcone: i premiati vanno da piccoli alunni delle elementari agli studenti delle scuole superiori che, senza retorica e senza ipocrisia, vengono a Palermo a ritirare una targa o una pergamena.

È ovvio che in ogni commemorazione vi siano anche discorsi generici infarciti di frasi fatte, ma sono prevalenti i ricordi di quanti hanno vissuto quella stagione di vera lotta alla mafia: basti pensare che l’ex capo dell’ FBI, che aveva lavorato con Falcone in indagini congiunte, viene ogni anno all’aula bunker per ricordare i momenti di quella collaborazione e per rendere omaggio al suo amico scomparso. Per alcuni, peccato per loro, sarà pure una passerella, ma non è questo che cancella l’importanza di una giornata di doveroso ricordo.