Un esordio che lascerà il segno Sivas del regista turco Kaan Müjdeci, studi a Berlino selezionato a Cannes con il corto Day of German unity. Potrebbe assomigliare a Pablito Calvo, l’undicenne protagonista Aslan (Dogan Izci), non fosse per i suoi occhi «pungenti« di cui va fiero. Molte altre cose lo allontanano dai recenti personaggi bambini dei film di ogni parte del mondo: non ha la gentilezza del ragazzino che fa chilometri per riportare il quaderno al compagno che l’ha dimenticato e degli altri bambini che Kiarostami fa muovere nelle lande desolate, non sogna la danza classica come Billy Elliot.

E andando più indietro nel mondo di Hollywood, e ben oltre centinaia di prototipi del genere cane-bambino, Aslan con il suo grembiulino dal colletto ricamato delle elementari si distacca dal branco dei compagni di scuola. Sa cosa vuole e lo esprime con un linguaggio estremo che purtroppo la traduzione (in inglese e in italiano) rendono un po’ fasullo, ma non a caso si dice «bestemmiare come un turco»: ora infine abbiamo a disposizione tutta la possibile gamma che ci si può scambiare.

Il maestro per la festa nazionale farà mettere in scena dagli alunni della classe Biancaneve i sette nani. Meravigliosi gli abiti di Biancaneve e del principe, lei sarà la sua ragazzina del cuore il principe il figlio del sindaco. Non sia mai che Aslan si adatti a fare uno dei sette nani; proverà anche a chiedere al maestro di cambiargli il ruolo. Ma a quel punto si disinteressa della faccenda scolastica e si mette a seguire il fratello maggiore che ha una più attraente passione per la lotta dei cani.

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Il passaggio dal periodo dell’infanzia a quello dell’età adulta è segnato in maniera impeccabile, onirica, dal momento in cui ha l’incarico di portare il vecchio cavallo al pascolo lontano dal villaggio. Del cavallo non si troverà piu traccia così come della sua infanzia. È una scena che annuncia gli eventi e ritornerà in mente successivamente, disposta come una chiusura sospesa.

Il Sivan del titolo è il nome di un cagnone battagliero che in combattimento è dato per morto, accasciato e insanguinato, abbandonato dal suo padrone nella campagna. Aslan si accorge che ancora respira e lo adotta subito, rimanendo con lui tutta la notte gelida, coprendolo con il suo giubbotto, bagnandolo con l’acqua del fiume pur con il timore di una sua feroce reazione. Il cane sarà suo, bello e forte. È la sua rivincita nei confronti dei compagni di scuola, ora può essere lui l’attrazione e Sivan il grimaldello per accendere l’attenzione della bambina che ama.

Lo scatto che avviene nel film il passaggio da questa situazione alla successiva è impressionante, perché nei romanzi di formazione la prova avviene molto piu in là negli anni. Qui si sente che il mondo dei bambini è abbandonato da un momento all’altro, quando il bambino afferma la proprietà del cane e l’accompagna a combattere, anche se forse al principio non vorrebbe farlo per proteggerlo.

Entra così a pieno titolo nella comunità dei maschi adulti quando il cane si afferma come campione turco, perché «lui sa come incitarlo a vincere». Un film assai lontano dal mondo di Lassie, che lui osserva attraverso i dischi del view master.

Il sangue e la ferocia, la lotta per affermare la propria volontà, il linguaggio, il rapporto alla pari nell’enclave maschile è marcato in maniera impeccabile e convulsa, quasi fosse una tempesta.
La camera a mano che lo ha seguito fin dall’inizio spiando ogni suo movimento quasi anticipando cosa passasse nella sua imprevedibile testa, lo mette al centro del combattimento che è anche l’espressione della sua lotta interiore. Infatti Aslan che all’inizio non voleva far combattere il cane si trova ad essere il suo più accanito sostenitore. Quando si accorge di tutto il sangue che scorre, vorrebbe affermare la volontà di non farlo più partecipare ai combattimenti.

Ma ormai, durissimo film su come si forma una mentalità, è entrato a pieno titolo nella comunità maschile degli adulti, e ora ha un posto al tavolo dove si beve e si gioca mentre i suoi compagni di scuola ancora fanno le prove per Biancaneve e i sette nani. Non è più tempo per le favole.