Germania sempre meno in formato Merkeland. Un anno esatto dopo il «Ce la facciamo» sull’emergenza-profughi e un giorno prima del voto in Mecleburgo-Pomerania la cancelliera sprofonda al minimo della popolarità. Per la tv pubblica Ard solo il 45% dei tedeschi si dichiara soddisfatto della sua politica, per Mutti è il record negativo degli ultimi 5 anni. Peggio di lei solo il vice Sigmar Gabriel, leader Spd, e Horst Seehofer, presidente della Csu, ovvero i suoi alleati-rivali. Come se non bastasse oltre la metà del Paese (51%) giudica negativamente l’eventuale ricandidatura della cancelliera al quarto mandato.

Merkel non ha ancora ufficializzato la sfida (o la rinuncia) alle urne federali del 2017: lo farà all’inizio dell’anno prossimo e solo dopo l’appoggio ufficiale di Seehofer. In compenso il capo del governo si è già calata nella campagna elettorale con la consueta, tranquillizzante, promessa «La Germania rimarrà la Germania» che replica da oltre un decennio.

Eppure non tutto procede secondo i piani. Anzi, per la prima volta domani in Mecleburgo-Pomerania la Cdu rischia di essere sepolta dalla valanga di voti annunciati per Alternative für Deutschland. Secondo il sondaggio Insa-Ard del 1 settembre la destra populista nel Land ha superato quota 23%: ben tre punti davanti ai cristiano-democratici e appena cinque in meno dell’Spd che governa il Parlamento di Schwerin. Sorpasso in piena regola e choc anafilattico per Merkel che rischia la batosta nel suo collegio elettorale e la fine dell’era delle coalizioni rosso-nere.

Ma il voto nel Land settentrionale dell’ex Ddr si dimostra un banco di prova per l’intero governo federale a poco più di 12 mesi dalle elezioni per il Bundestag.
Il Mecleburgo-Pomerania rimane uno degli Stati più depressi con il più alto tasso di disoccupazione del Paese e decine di migliaia di residenti sotto la soglia dell’indigenza. Da queste parti Afd fa leva sulla guerra tra poveri parlando alla pancia (e non solo) degli elettori sempre più affetti dalla xenofobia.

Nella capitale Schwerin sono spuntati i cartelloni elettorali che ritraggono una ragazza bionda in bikini e la scritta «Turiste Sì, donne in burqa No» a beneficio di chi frequenta le località di vacanza sulle rive del Baltico.

Messaggi di bassa lega e alta demagogia, che però funzionano se è vero che Afd nell’ultimo mese è cresciuto di oltre 10 punti mentre la Cdu ha perso un ulteriore 2%. Problema comune per i partiti “istituzionali”, compresi i neonazisti di Npd (che vantano 5 deputati al Landtag) schiacciati a destra dai rivali di Afd e destinati a dimezzarsi dal 6% del 2011 a circa il 3.

L’unica vera opportunità in Mecleburgo-Pomerania è per la Linke pur congelata al 15%. Dopo la debacle alle elezioni regionali dello scorso marzo la Sinistra riparte da «benessere e lotta alla povertà» mentre prepara l’eventuale alleanza di governo con Verdi (6%) e Spd in caso di sconfitta dell’Union. Per tutti e in ogni caso il risultato di domani sarà comunque la disarticolazione del “sistema” che detta le regole nella Repubblica federale dal 2005 e nel Land dal 2008. L’esatto contrario dei piani di Spd e Cdu che mirano invece alla «continuità amministrativa». Del resto, i programmi sono più che sovrapponibili: i due maggiori partiti tedeschi a Schwerin fanno leva sull’insicurezza, proprio come Afd, con i socialdemocratici pronti a «norme più restrittive sull’immigrazione» (in aperta dissidenza con l’Spd federale) e il partito di Merkel che promette «più sicurezza interna».

Un po’ come a Berlino dove si vota il 18 settembre e Spd e Cdu proveranno a duplicare la Grande coalizione tutt’altro stabilmente ancorata al Municipio rosso. All’orizzonte si profila piuttosto l’alleanza alternativa tra socialdemocratici e Verdi che qui godrebbe del placet di entrambi i partiti.

Stando all’analisi Forsa del 28 agosto l’Spd a Berlino dovrebbe conquistare il 24% dei consensi mentre i Grünen il 21. La Cdu si attesa intorno al 17, come la Linke, forte nelle periferie dell’est e in risalita nei sondaggi.

Tuttavia, anche nella capitale si prevede il boom di Afd (tra il 10 e il 12%) e l’ingresso dei populisti nel Parlamento della Città-Stato finora immune dalla destra. Pronta ad azioni più che simboliche, come l’occupazione-lampo della Porta di Brandeburgo degli estremisti del «Movimento identitario», nuova “costola” di Pegida. Il 27 agosto hanno si sono arrampicati sulla quadriga e hanno srotolato un maxi-striscione inneggiante alla «Fortezza Europa», prima di venire bloccati dalla polizia. Esattamente il clima elettorale che Merkel avrebbe voluto evitare, il salto di vento che rischia di farla “scuffiare” prima della fine del mandato.

Tuttavia i tedeschi criticano Mutti ma molto meno il suo governo. Tra i politici più amati in Germania resiste il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier (Spd), preferito dal 73% degli intervistati Ard, ma salgono le quotazioni anche di Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze che ha imposto il «nero-zero» (nessun nuovo debito pubblico) perfino ai governatori dei 16 Land. La rigidità del falco non dispiace al 65% dei connazionali, mentre rimbalza sul tavolo della cancelliera Merkel forse l’unico dato in grado di restituire un minimo di speranza: il 56% dei tedeschi resta convinto che «l’arrivo dei profughi rinnoverà la Germania»; l’85%, nonostante il sex-mob di Colonia e gli attacchi Isis in Baviera, rimane ancora dell’idea che i rifugiati siano «persone con disagio esistenziale» come evidenzia l’ultimo studio dell’Istituto di scienze sociali della Chiesa evangelica pubblicato l’altroieri sulla Faz.