Le investigazioni sull’attentato compiuto a New York continuano, mentre la pista ciclabile lungo il fiume Hudson è ancora chiusa. L’Fbi cerca risposte nei vari Stati dove il 29enne uzbeko, Sayfullo Saipov, ha vissuto: Ohio, Florida e, soprattutto in New Jersey, a Paterson.

Saipov, fermato dai colpi sparati da un agente di polizia, è stato sottoposto a un’operazione chirurgica all’addome che ha superato: è già stato dimesso dal Bellevue Hospital, dove era stato interrogato e dove aveva chiesto di poter esporre la bandiera del gruppo islamista Isis. Mercoledì l’uomo, su una sedia a rotelle, è comparso in aula per rispondere alla Corte che ha formalizzato le accuse: «Terrorismo, strage, aiuto materiale all’Isis».

Non si è dichiarato pentito, ma ha detto di aver coscientemente scelto il giorno di Halloween in quanto le strade sono più affollate, specie nella zona di downtown Manhattan, a pochi isolati da dove si svolge la parata; non ha chiesto cauzione, finirà in galera.

Donald Trump ha subito reagito alle dichiarazioni di Saipov e su Twitter ha scritto: «Il terrorista di New York era felice di aver ucciso otto persone e ferito altre 12, ha chiesto anche la bandiera dell’Isis in ospedale. Merita la pena di morte».

Nel democraticissimo Stato di New York la Corte Suprema statale ha dichiarato la pena di morte incostituzionale, ma il Congresso statale non ha ancora decretato una legge che l’abolisca del tutto, malgrado abbia commutato tutte le condanne a morte in ergastolo senza possibilità di scarcerazione.

Il governatore Andrew Cuomo, figlio di Mario Cuomo che era un fiero oppositore della pena capitale, seguendo le orme paterne si è sempre opposto alla condanna a morte.

E sempre da Cuomo e dal sindaco De Blasio continuano ad arrivare incitamenti all’unità e a non strumentalizzare a fini politici questa tragedia.

Molti media fanno notare la differenza di toni e reazioni tra questo sanguinoso avvenimento e il recente massacro compiuto a Las Vegas il mese scorso: un uomo bianco, Stephen Paddock, armato fino ai denti con armi semiautomatiche ha sparato dalla camera del suo albergo sulla folla che assisteva a un concerto country uccidendo 58 persone e ferendone centinaia.

Due giorni dopo il mass shooting di Las Vegas, Trump si era rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti su cosa il governo avrebbe dovuto fare per proteggere i cittadini da tali attacchi e su una possibile regolamentazione delle armi: «È troppo presto per toccare questo argomento, ne parleremo più tardi», aveva detto sottolineando come prendere decisioni sotto una botta emotiva potesse essere sbagliato.

Deve aver cambiato idea perché ore dopo l’attentato di New York, ha chiesto di annullare il programma che assegna annualmente un numero limitato di visti permanenti tramite una lotteria, intensificare i controlli su chi entra negli Stati uniti, abolire i ricongiungimenti familiari definiti «catene migratorie», imprigionare l’attentatore a Guantanamo e condannarlo alla pena di morte.

Citando un articolo di un giornale che descriveva Stephen Paddock come un uomo tranquillo che amava molto la musica country, il giornalista e hacker newyorchese Emmanuel Goldstein ha provocatoriamente chiesto su Twitter dove poter trovare notizie riguardo i gusti musicali di Saipov.

Oltre che negli immigrati Trump ha individuato indirettamente anche nell’Europa la possibile concausa del problema terrorismo che in un tweet ha definito «problema europeo», da ricercarsi probabilmente un po’ nel modus operandi degli attacchi con un furgone come a Londra e Berlino, e un po’ per via delle politiche migratorie per lui troppo permissive della comunità europea.

In tono più unitario di quello del newyorchese Trump, a Foley square, poco lontano dalla zona dell’attentato, mercoledì sera si è tenuta una veglia inter religiosa dove erano presenti i padri spirituali delle principali confessioni.

Intanto l’Fbi sta investigando su un secondo terrorista, anche lui uzbeko, il 32enne Mukhammadzoir Kadirov. Per ora nessuna spiegazione ufficiale sul suo ruolo ma secondo l’agenzia Ap sembra improbabile un suo coinvolgimento diretto.

Sayfullo sembra essersi radicalizzato da solo e in America, il suo percorso sembra molto simile a quello dei due fratelli ceceni, i fratelli Tsarnaev, responsabili della bomba alla maratona di Boston nel 2013.

Il ritratto che si evince dalle analisi è che il pericolo non arriva da terroristi che entrano negli Stati uniti, ma di giovani che già ci vivono che e si radicalizzano qui. Al momento si parla di 136 persone accusate di avere legami con l’Isis, due terzi delle quali hanno chiesto la cittadinanza statunitense.