Da «siamo un Paese di immigrazione e integrazione» a «gli Stati Ue e Nato non criminalizzino le Ong impegnate a salvare le vite umane in mare». I due punti esclamativi della Germania si materializzano nelle parole scandite ieri dalla cancelliera Angela Merkel a fianco di dodici migranti come nel monito dettato dal ministro degli interni Horst Seehofer, il politico più sovranista del governo.

Nel giorno della celebrazione dei Settant’anni della Legge fondamentale, equivalente della Costituzione, a Berlino non sono ammesse obiezioni di coscienza né scivolate sul fango della campagna elettorale. Nel solco del sentiero istituzionale «la dignità umana è inviolabile»: è il primo principio ricordato dal governo ai tedeschi quanto ai partner europei cui fanno capo le marine militari impegnate nel Mediterraneo.

La Grande coalizione Cdu-Spd è «contraria alla criminalizzazione generalizzata del salvataggio di migranti in mare» fa sapere Sören Schmidt, portavoce di Seehofer, sollecitato in relazione alla pesante sanzione pecuniaria di Malta al comandante della nave della Ong di Dresda «Lifeline».

Prima di ricordare indirettamente a Matteo Salvini che «ben 40 nostre città hanno offerto, più volte, la propria disponibilità ad accogliere i migranti imbarcati sulle navi che non riuscivano ad approdare». Così a Berlino scatta la denuncia pubblica di ciò che è stato rifiutato più o meno segretamente nei summit ufficiali. «La Germania ha chiesto in tutte le sedi Ue e Nato uno sforzo per convergere prima possibile alla soluzione comune, di lunga durata, al problema-migranti. Con piani basati su solidarietà e umanità, che funzionino in modo stabile e strutturato».

In linea con i fermi principi riassunti ieri da Angela Merkel dal palco della «Deutschland Stiftung Integration», l’ente fondato sette anni fa per aiutare gli immigrati nell’ingresso al mondo del lavoro guidato dall’ex presidente della Repubblica, Christian Wulff. «Da secoli la diversità è nel cuore dell’Europa. Abbiamo imparato come l’immigrazione abbia cambiato e continuerà a cambiare la Germania. Il nostro deve essere un Paese di immigrazione oltre che di integrazione».

Per questo motivo, in un’intervista esclusiva per i giornali del Gruppo Europa, chiude all’ingresso di Salvini nel Ppe: «Abbiamo vedute differenti su temi come le politiche migratorie. Questa da sola è una ragione per cui il Ppe non permetterà l’adesione di Salvini».

È la stessa identica posizione che aveva tenuto nel 2015 all’apice dell’emergenza-migranti ma questa volta con il vento a favore. Con buona pace dei nemici la cancelliera rimane tuttora la politica più amata dai tedeschi, forte del 40% del consenso come rileva l’ultimo autorevole sondaggio.

Favore che permette di farsi immortalare insieme a una dozzina di ex-profughi inseriti nel percorso di formazione del programma pubblico «Vai per la tua strada» ricordando il terzo articolo costituzionale che tutela l’uguaglianza. E il quinto che difende la libertà di parola e informazione «perché non possiamo dare per scontato che, di per sé, una Costituzione possa resistere per Settant’anni» dice Merkel.