«Lo Stato è arretrato abbandonando le periferie a se stesse che così si sono trasformate in contenitori di un disagio estremo. E chi vi abita è costretto ad affrontarlo da solo». Come sociologa da anni Sara Saraceno compie studi sulla povertà. Non è sorpresa, quindi, da quanto accade in queste settimane.

Professoressa cosa le fanno pensare le guerre tra poveri di questi giorni?

Non so se sia giusto parlare di guerre tra poveri, perché non sono necessariamente tutti poveri gli italiani che vivono in queste periferie. Sicuramente sono emarginati, o marginali, quindi non oggetto di particolare considerazione salvo quando servono per soffiare sul fuoco. La dimostrazione è che questi quartieri erano in parte degradati, mal serviti, scomodi e con poche risorse, al di là dell’abitazione, già prima che arrivasse la pressione dell’immigrazione. C’è una storia più che decennale dell’edilizia popolare che si è trasformata da edilizia destinata a un ceto operaio stabile, con un lavoro mediamente sicuro, a soluzione spesso emergenziale per il disagio estremo.

Questa politica del degrado è stata voluta?

In parte è frutto di insipienza della classe politica: non si possono concentrare le case popolari fino a creare interi quartieri. Servirebbe un’edilizia popolare più mescolata, alternare case popolari ad abitazioni che non sono di edilizia popolare.

Quindi da un lato è stata una scelta apparentemente logica ma assolutamente insipiente, e dall’altro forse è stata anche intenzionale.

C’è un filo che lega le occupazioni di case già occupate a Milano con quanto accaduto a Tor Sapienza?

Guardi che succedeva già nel passato che case abitate venissero occupate da altre persone. Noi in Italia non abbiamo una politica di edilizia popolare comparabile a quella inglese o francese, è sempre stata al di sotto dei bisogni, anche quando c’erano i fondi.

Sì ma il fenomeno di occupare case già abitate spesso da anziani e pensionati?

In parte c’è stato, certo non era così di massa come oggi, era un fenomeno che avveniva comunque tra italiani. Così come avveniva il contrario, non raccontiamoci favolette.

Che vuol dire?

Che anche gli abitanti dell’edilizia popolare spesso hanno usato la casa come qualcosa da lasciare in eredità. Senza considerare che qualcuno ci stava anche quando superava i limiti di reddito, poi ci mettevano dentro il figlio e così quando il titolare moriva la casa in realtà era già occupata. Erano forme di occupazione meno violente, ma c’erano. Ora invece succede che ti occupano la casa mentre sei fuori a fare la spesa. Sono episodi che segnalano come questi

quartieri siano lasciati a se stessi, senza un posto di polizia e nemmeno una portineria sociale. Non puoi lasciare alla vecchietta il compito di controllare la propria abitazione.

E infatti il sentimento che prevale è quello dell’abbandono.

E’ così. Se manca il controllo poi non c’è fine, chiunque può alzare la posta dell’illegalità. E questo purtroppo è il problema del nostro paese.

E’ lo Stato che è arretrato e ha abbandonato i cittadini?

Certo, da subito è arretrato. Gli immigrati non sono buoni solo perché sono immigrati, così come non sono cattivi solo perché sono immigrati. Però se arrivano in un Paese in cui l’assenza di controllo è così plateale…

E in questa situazione come al solito si fa avanti la destra, capace solo di soffiare sul malcontento degli italiani.

Certo, però voglio dirle una cosa: c’è un problema di regole, di ordine che la sinistra, spesso impegnata solo a fare la buonista, non affronta. Guardi cosa succede con i campi rom: non puoi oscillare dicendo no, non va bene sgomberarli e poi però li lasci vivere nelle condizioni in cui vivono. Non puoi, non va bene.

La sinistra dovrebbe avere il coraggio di rivendicare una politica per la casa anche per i rom.

Si, ma dicendo anche che devono stare a delle regole, che era poi il tentativo molto interessante fatto a Milano dalla Casa della carità prima che il sindaco Pisapia rovesciare il tavolo negando i patti fatti.

Quindi l’unico messaggio concreto che passa è quello della destra, che è solo repressivo.

Certo, la destra che grida ’La nostra dignità innanzi tutto’. Dopo di che la destra finora si è assolutamente disinteressata della situazione di degrado in cui stavano le periferie prima che arrivassero i migranti o i profughi, anzi gli andava bene così perché in quelle periferie prendeva i suoi voti.

Come se ne esce?

Non dall’oggi al domani, ma ne possiamo uscire affrontando il disagio, non negando che esistono i problemi e non colpevolizzando gli abitanti delle periferie.

Queste persone non possono essere lasciate da sole ad affrontare il problema della vecchietta che ha paura di uscire perché teme che qualcuno le prenda la casa.