Giovanni Currò, vicepresidente della commissione finanze della Camera, è uno dei deputati del Movimento 5 Stele emergenti, animatore del gruppo che si è denominato «Innovare» che raccoglie molti eletti al primo mandato. «Auspico che ora tra Grillo e Conte ci sia un confronto vero – dice – la guerra dei comunicati non porta da nessuna parte».

Si aspettava una situazione del genere?
Dal punto di vista del coinvolgimento emotivo di Grillo, che ormai conosciamo, rispondo di sì. La parte che mi lascia esterrefatto è il mancato dialogo tra i due che ci ha condotto fino a questo punto. Dall’incontro di ieri si denota questa carenza di confronto, quindi mi auguro che d’ora in poi questo dialogo avvenga.

È solo un problema di mancata comunicazione?
Grillo ha detto che aveva dato mandato di riformare il movimento a Conte, e che questo doveva avvenire all’interno dello statuto attuale. Doveva integrarlo e aggiornarlo. Il fatto che abbia invece pensato di ridisegnare tutto lo statuto è segnale di una carenza di quel tipo. In mancanza di dialogo i vari passaggi che hanno portato fino a questa fase non sono avvenuti.

Se ne esce in qualche modo?
Anche se la situazione viene letta come critica, io ci vedo cose positive. È importante che si colga questa situazione per fare in modo che il cammino che comincia adesso abbia tutti i passaggi chiari fin dall’inizio, cosa che fino ad ora nel M5S non è sempre successa.

Più che dissentire su temi specifici, Grillo ha tracciato un solco tra il M5S e Conte. Ha detto: «Non è uno di noi».
Che Conte non sia uno di noi è un dato di fatto. Allo stato attuale non è neanche iscritto al Movimento 5 Stelle. Conte è un’espressione del Movimento ma integrarlo al nostro interno non è un processo semplice. Sta facendo un lavoro lodevole ma stanno emergendo delle criticità con la storia del M5S. Da questo punto di vista fa bene Beppe a ribadire il cammino che ci ha condotti fin qui. Quel percorso tra l’altro ci ha portato al governo!

Riusciranno a chiarirsi?
Tra il visionario Grillo e il professionista Conte il dialogo non è facile, gli eletti e gli iscritti devono aiutarlo. Come in ogni trattativa ci sono gli scontri ma sono possibili gli accordi. E tutto ciò non deve essere letto come un declassamento del leader in pectore.

Ci sono temi divisivi. Lei ad esempio è uno di quelli che sostiene il principio del limite dei due mandati.
Si adotta in tutte le cariche dirigenziali, non vedo perché non deve farlo la politica. Ma col dialogo possiamo risolvere anche la questione della sopravvivenza del seggio di alcuni colleghi. Si potrebbe fare ad esempio valutando il merito, il che potrebbe avvenire candidando nei collegi uninominali quelli che hanno esaurito i due mandati. A quel punto, decideranno gli elettori.

Se si dovesse arrivare a una rottura secondo lei i parlamentari come si comporterebbero?
La richiesta principale che arriva dai parlamentari è esattamente quella di non essere costretti a scegliere, ci si troverebbe tutti in difficoltà, il cuore sta con Grillo e la testa sta con Conte.

Questa situazione mette in crisi le alleanze col centrosinistra, a cominciare dalle amministrative?
La direzione è stata condivisa e sostenuta da tutti. Nessuno ha dubbi su questo. Mi auguro però che visto che in alcuni casi sono stati scelti candidati del centrosinistra ci sano poi convergenze anche su persone del Movimento 5 Stelle.