Quando il 9 agosto 2016 Virginia Raggi nominò Salvatore Romeo a capo della sua segreteria politica, triplicandogli lo stipendio da semplice funzionario del dipartimento Partecipate del Campidoglio, non ha fatto altro che muoversi «lungo il solco già tracciato dai precedenti orientamenti dell’amministrazione capitolina». Se dal punto di vista politico non è certo un complimento al M5S, l’archiviazione per «infondatezza della notizia di reato» del capo di accusa rivolto alla sindaca di Roma, decretata ieri dalla Gip Annalisa Marzano, inquadra però quella vicenda in un alveo di completa legalità, «dopo più di un anno – come ha commentato Raggi sul suo profilo Fb – di schizzi di fango, ricostruzioni fantasiose e insulti».

La sindaca, scrive il giudice che ha archiviato anche la medesima accusa di abuso d’ufficio rivolta allo stesso Salvatore Romeo per la propria nomina, in quell’occasione «è ricorsa alla collocazione in aspettativa del dipendente comunale instaurando un nuovo contratto di lavoro subordinato a tempo determinato e di “collaborazione” con una retribuzione parametrata a quella dirigenziale, nel genuino convincimento di non violare alcun dettato normativo».

D’altronde, a confermare la corretta applicazione delle leggi sugli enti locali (articolo 90 del Tuel) c’erano stati i pareri dell’avvocatura capitolina, il 1 luglio 2016, e dell’Anac di Raffaele Cantone il 31 agosto successivo. Inoltre, scrive il tribunale riguardo le polizze sulla vita che l’attivista grillino aveva stipulato indicando la sindaca come beneficiaria, «appare francamente stravagante, e comunque probatoriamente inconsistente, conferire valenza illecita alle tre polizze assicurative che indicavano Virginia Raggi quale beneficiaria soltanto in caso di morte di Salvatore Romeo».

Anche perché, ricorda la Gip, il funzionario capitolino aveva già sottoscritto altre polizze con le medesime modalità, intestandole a parenti e amici. Ecco perciò che, conclude la giudice, «niente di più vero che Virginia Raggi non fosse neanche a conoscenza dell’esistenza delle tre polizze stipulate da Romeo (peraltro in epoca distinta dalla nomina) e dei cui importi sarebbe stata beneficiaria in caso di decesso del collaboratore».

Stralciata e archiviata l’inchiesta bis, rimane però ancora in piedi quella principale, riguardante la promozione di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex capo del Personale in Campidoglio e braccio destro della sindaca, attualmente sotto processo per corruzione in concorso con l’imprenditore Sergio Scarpellini. Renato Marra, la cui nomina venne poi congelata e successivamente revocata, passò dal ruolo di vicecapo della Polizia municipale alla Direzione turismo del Campidoglio. Per questa nomina la sindaca pentastellata, accusata di abuso d’ufficio e falso (aveva dichiarato di aver agito da sola, le chat interne allo staff capitolino recuperate dagli inquirenti dimostrerebbero il contrario) sarà processata il 21 giugno prossimo con giudizio immediato come da lei stessa richiesto, e perciò davanti a un tribunale monocratico. Diversamente, sarà un tribunale collegiale a stabilire, dal 20 aprile prossimo, se Raffaele Marra si è macchiato di abuso d’ufficio occupandosi della pratica del fratello.

Virginia Raggi esulta: «Avevo ragione: sono stata accusata ingiustamente da tanti che ora taceranno o faranno finta di nulla». «È – aggiunge – la fine di un periodo estremamente pesante sia per me che, immagino, anche per Salvatore Romeo». Il quale si dichiara «molto contento» di veder concludere «felicemente una vicenda che mi ha visto coinvolto in maniera bizzarra».