Striscioni, cori, «te ne vai o no, te ne vai sì o no», spintoni, urla e insulti. Qualcuno si sente male per il caldo. Nel palazzo Senatorio, blindato, si vota la surroga dei consiglieri comunali arrestati. Fuori, in piazza del Campidoglio, manifesta il Movimento 5 Stelle, ma c’è anche Casapound, ci sono esponenti di Fratelli d’Italia, i comitati Noi con Salvini e una delegazione di Ncd. Tutti chiedono le dimissioni del sindaco. E in piazza protestano i dipendenti della Multiservizi. Le transenne e le forze dell’ordine in tenuta antisommossa tengono risolutamente tutti a distanza, anche consiglieri, dipendenti comunali e cronisti restano fuori, respinti dal blocco.

Il sindaco Ignazio Marino è in aula, e anche lì i 5 Stelle (quelli entrati perché altri rimangono fuori, in piazza o sulla scalinata fin dove qualcuno riesce a spingersi, ci sono consiglieri comunali ma anche regionali e parlamentari) lo contestano. Hanno cartelli con scritto «onestà» (uno finisce pure sulla statua di Giulio Cesare che domina l’aula) e «onestà» scandiscono nella seduta lampo sui nuovi consiglieri tra urla e applausi, mentre Marino sorride, manda baci, alza le braccia e fa il segno della vittoria in risposta ai contestatori.

I quattro arrestati di Mafia Capitale sono Mirko Coratti e Pierpaolo Pedetti del Pd, Massimo Caprari del Centro democratico, Giordano Tredicine, Pdl. Le loro funzioni verranno esercitate pro tempore dai primi dei non eletti: Liliana Mannocchi e Cecilia Fannunza (Pd), Daniele Parrucci (Cd) e Alessandro Cochi (Pdl), che però non è in aula, non è riuscito a arrivare in tempo, rimasto bloccato nel caos della piazza.

La protesta va avanti anche a distanza: #occupycampidoglio è l’hashtag lanciato da Beppe Grillo. Per il leader dei 5 Stelle «il comune di Roma va resettato, i legami con la mafia recisi il Campidoglio disinfestato». Il grillno Alessandro Di Battista incalza: «Prima che questo comune venga sciolto per mafia mettendo la capitale in una situazione drammatica meglio che Marino si dimetta». Più brutale il deputato Danilo Toninelli: «Lo scandalo mafioso si allarga e tocca i vertici del Pd in regione. Orfini, Zingaretti e Marino se ne vadano in fretta se non vogliono essere cacciati a calci dai cittadini onesti».

Al commissario del Pd romano, Matteo Orfini, il compito di rispondere a chi chiede le dimissioni del sindaco, ripetendo quando già detto al Nazareno nel giorno dell’esplosione di Mafia Capitale 2: «Buzzi e i suoi sodali parlavano di Marino come di un nemico, auspicando addirittura che i loro amici lo facessero cadere. Non stupisce che quotidianamente le destre protagoniste della vergognosa gestione Alemanno alimentino una indegna gazzarra per nascondere le proprie immense responsabilità. Non stupisce nemmeno che un partito il cui padrone ha dichiarato che la mafia non esiste chieda ripetutamente quello che chiedeva Buzzi, la cacciata di un sindaco che sta ripulendo la città». E il deputato dem Emanuele Fiano twitta: «#CasaPound a #Roma tenta l’assalto al Campidoglio con i 5Stelle. #Sorial 5S da #Sky invita tutti a raggiungerli. Neofascismo in diretta». Prova a tenere i nervi saldi il capogruppo Pd in Campidoglio, Fabrizio Campidoglio. Che difende Marino e lamenta una cattiva gestione della piazza, ma riconosce: «Se qualcuno mi chiedesse se adesso voterei il Pd, probabilmente anche io da cittadino avrei qualche dubbio».