Spostato di colpo, causa Covid, dall’abituale inizio dicembre all’8-12 marzo, sperando in un’edizione ‘in presenza’, il XXX Noir in Festival si ritrova digitale e… donna. Perché lunedì 8, apertura ufficiale della rassegna diretta da Giorgio Gosetti, Marina Fabbri e Gianni Canova (delegato IULM), da qualche anno trasferita da Courmayeur a Milano-Como, è appunto la Giornata della Donna. E Donna è l’imperativo di buona parte del programma. Non dei sei titoli concorrenti al ‘Premio Caligari per il cinema italiano di genere’, tutti di regia maschile (da Il buco in testa di Antonio Capuano a Il talento del calabrone di Giacomo Cimmini, a L’immortale di Marco D’Amore, Villetta con ospiti di Ivano De Matteo, Favolacce di Damiano e Fabio D’Innocenzo, The Shift di Alessandro Tonda, visibili domani su MYmovies in una maratona di 24 ore), presidente di giuria Claudio Giovannesi, vincitore l’anno scorso con La paranza dei bambini.

Ma nel Festival, che ha come ospiti d’onore (digitali) Kiyoshi Kurosawa e Brian Yuzna (sempre su MYmovies, dove ogni evento è accessibile, su prenotazione, gratuitamente), Donna siede regina in altre sezioni. A partire dalla retrospettiva dedicata a Lucio Fulci, a 25 anni dalla scomparsa, regista-cult (da Non si sevizia un paperino a Una lucertola con la pelle di donna) per i fans dei cosiddetti B-movies (ma noto anche come paroliere, insieme a Piero Vivarelli, di 24.000 mila baci, hit di 60 anni fa di Adriano Celentano), regista celebrato dal film-intervista ora in versione integrale Fulci talks, conversazione uncut con Lucio Fulci regia di Antonietta De Lillo che insieme a Marcello Garofalo incontrò Fulci 30 anni fa , (dal 10 marzo su Premium on demand e su Chili).

Altro capitolo-Donna, il 10 mattina, l’evento dedicato a Alfred Hitchcock (di cui ricorrevano nel 2020 i 40 anni della scomparsa) e all’arcipelago delle figure femminili del suo cinema, dove la donna è sempre stata protagonista, sia come vittima (Janet Leigh in Psycho) che come tessitrice di trame: di morte e d’amore (Eva Marie Saint in Intrigo internazionale). Dopo la lettura della prima versione, di recente ritrovata – con la scena del ‘sessicidio’, ovvero violenza coniugale, e le sue numerose varianti –, della sceneggiatura del film Marnie (1964), redatta da Evan Hunter, già autore dello script degli Uccelli, poi affidata a Jay Presson Allen (futura sceneggiatrice di Cabaret), con al centro la coppia Sean Connery-Tippi Hedren, si svolgerà un incontro, coordinato da Giorgio Gosetti, sulle donne nel cinema di Hitchcock, a partire dal volume appena uscito Alfred Hitchcock, ritratti di signore (Edizioni Sabinae, 2021) di Rosario Tronnolone. Sarà l’occasione per tornare, oltre che su Tippi Hedren (madre di Melanie Griffith), indimenticabile protagonista degli Uccelli, che il 19 gennaio scorso ha compiuto 91 anni, anche su altre attrici-sirene dell’universo hitchcockiano : tra queste, Alida Valli – di cui ricorrono i 100 anni della nascita a Pola e i 15 della scomparsa a Roma –, protagonista nel 1947, l’anno prima del Terzo uomo di Carol Reed con Orson Welles, di Il caso Paradine di Hitchcock, suo debutto hollywoodiano.

Di bellezza incandescente, la futura star di Visconti (Senso), Antonioni (Il grido), Pasolini, Bertolucci (Bernardo e Giuseppe), Benigni (Berlinguer ti voglio bene) a Argento (Suspiria), allora meravigliosa ‘promessa’ – nei film di Mario Camerini e Goffredo Alessandrini – del nostro cinema, che all’epoca dei ‘Telefoni bianchi’ ne aveva fatto la ‘fidanzatina d’Italia’, ‘la più amata dagli italiani’, viene ingaggiata personalmente dal produttore David O. Selznick, che nel Caso Paradine le mette accanto Gregory Peck. Tutt’altro il cast previsto da Hitchcock (sottoposto a pesanti interferenze, tagli e manipolazioni del produttore-padrone), che aveva immaginato Laurence Olivier al posto di Gregory Peck e Greta Garbo al posto della Valli, con la quale comunque stabilì un’amicizia affettuosissima, condita delle immancabili cene da lui preparate, come ricorda l’attrice nell’inedito di questa pagina. D’altra parte, nel film che l’aveva lanciata 5 anni prima, il monumentale Noi vivi o Addio Kira, proibito da Mussolini 5 mesi dopo l’uscita, perché evidente critica della dittatura, Alida era stata acclamata dalla critica come la nuova Garbo.