«Sulla questione immigrazione, la politica sta evidenziando gravi carenze e inadempienze, per cui spesso la Chiesa, con le proprie strutture, si trova a fare opera di supplenza di uno Stato assente. A questo poi va aggiunto che ci sono alcuni politici e alcune forze politiche che non fanno nulla perché hanno paura di perdere consenso, oppure alzano la voce e sfruttano le paure delle persone per raggranellare un po’ di voti. E questo è davvero vergognoso».
L’analisi di monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes (l’organismo pastorale della Cei che si occupa di migrazioni), sebbene pacata nei toni, è netta. E netto è anche il suo giudizio sulle polemiche fra il segretario generale della Cei, monsignor Galantino, e alcune forze politiche, la Lega Nord su tutte. «Non sono sorpreso – dice Perego -, del resto già in altre occasioni esponenti della Lega avevano evidenziato un vuoto assoluto di proposta politica e un’incapacità di formulare proposte concrete per fare fronte ad uno dei drammi del nostro tempo. Le parole di monsignor Galantino cercano solo di contrastare qualunquismo e vuoto politico».

Insomma sono piazzisti da quattro soldi…
Ognuno colora come meglio crede le proprie espressioni e il proprio sdegno di fronte ad affermazioni insensate, pericolose per la vita delle persone e irrispettose di un diritto, che è il diritto di asilo.

Salvini chiede di portare gli immigrati in Vaticano. Zaia dice che se la Chiesa interviene lo fa perché guadagna sui migranti. Come risponde?
Noi facciamo il nostro dovere accogliere e di sostenere migranti, rifugiati, richiedenti asilo e persone in povertà. È un dovere che ci viene dal Vangelo. Ma in questo momento molte nostre strutture stanno supplendo alle gravi carenze della politica, che non ha saputo organizzare un piano di accoglienza, di assistenza e di asilo richiesto dagli accordi di Dublino. Sono le prefetture che ci chiamano e ci pregano di fare quello che non stanno facendo Stato, Regioni e Comuni».

Cosa rimprovera alla politica?
«Stato centrale, Regioni e Comuni non sono capaci di collaborare per organizzare e gestire l’accoglienza. Inoltre dal 2011 ad oggi ancora non c’è stata quella pianificazione richiesta di alcuni luoghi dove tutelare il diritto di asilo. Si tratta oggi di 85mila persone che, spalmate su 8mila Comuni, non avrebbero l’impatto drammatico che si vuole far credere.

La Lega Nord difende il crocefisso nelle scuole e chiede di respingere i migranti. Non le pare una contraddizione?
Non metto in dubbio la fede dei singoli. Esprimo però il mio giudizio su alcune idee che fanno a pugni non solo con il Vangelo, ma con l’idea stessa di democrazia. Il diritto di asilo nasce con la democrazia, negarlo significa cadere in una sorta di medioevo della democrazia.

Non le sembra che in passato ci sia stata grande indulgenza da parte della Chiesa nei confronti di alcune forze politiche, come per esempio la Lega, che potevano essere utili alleati per altre battaglie su temi cari ai vescovi?

Bisogna distinguere il magistero dalla politica. Noi oggi, di fronte al dramma dell’immigrazione, chiediamo di governare questo fenomeno, nel rispetto della dignità della persona e del diritto di asilo. Allo stesso modo, sul tema della famiglia, chiediamo la tutela della famiglia fondata sul matrimonio. E questo indipendentemente da collateralismi con una o un’altra forza politica.

La Chiesa fa politica?
Se fare politica significa interessarsi della città, della dignità di ogni persona, della giustizia sociale allora in questo momento la Chiesa sta facendo politica, indipendentemente da qualsiasi formazione partitica. E mi rendo conto che questo può dare fastidio a chi ha idee diverse».

Quello dell’immigrazione è un problema non solo italiano ma europeo…
«E va affrontato anche a livello europeo. Rimettendo in discussione la chiusura di Mare nostrum che ha provocato il 30% di morti in più. Ridefinendo gli accordi di Dublino così da permettere una libera circolazione dei migranti in tutta Europa. E prevedendo una reale condivisione dell’accoglienza da parte di un’Europa di 500 milioni di abitanti che non può trovarsi in ginocchio per 200mila persone che arrivano dal Mediterraneo. Occorre una nuova politica europea sul tema delle migrazioni. Diversamente la chiusura e il ritorno dei nazionalismi non faranno altro che provocare un effetto domino che riporterà l’Europa indietro di 50 anni».