Sindaco Marco Doria, a sei giorni dall’alluvione si può fare qualche bilancio. La macchina del comune non è arrivata subito sul fango, all’inizio sono stati i cittadini a affrontare l’emergenza.

La reazione spontanea dei cittadini si è avviata subito, ma anche l’azione coordinata dei soggetti pubblici, comune e Protezione civile. Faccio due esempi: abbiamo subito portato in alloggi e alberghi alcune decine di persone sfollate per il rischio di frane. E avviato la ricognizione degli istituti scolastici comunali per consentire il ripristino veloce delle strutture danneggiate perché l’attività possa riprendere appena possibile. Dico questo perché nel nostro lavoro ci sono cose essenziali ma poco appariscenti.

Sta dicendo che non c’è stato nessun ritardo?

Non ho detto che è stato tutto perfetto. Ci dicono che a Berlino avrebbero fatto prima? È possibile.

Il presidente Burlando si è fatto ’autorizzare’ dall’avvocatura dello stato a proseguire i lavori sul Bisagno, nonostante i contenziosi. Perché ci è voluta l’alluvione per fare questo passo?

Mi lasci chiarire bene di cosa stiamo parlando. Alcuni dei lavori fondamentali riguardano il rifacimento della copertura del tratto terminale del torrente Bisagno, copertura fatta negli anni ’30, in epoca fascista. Questa copertura, che ha ‘tappato’ il Bisagno da Brignole alla foce, ha portato la capienza a circa 500 metri cubi d’acqua al secondo. Ma l’ondata dell’alluvione è stata di mille metri cubi al secondo. Si tratta di un imbuto drammatico. Questi lavori sono divisi in tre lotti: il primo è già stato realizzato, il secondo lotto è un’opera già finanziata con 35 milioni di euro. Anni fa il commissario di governo, l’ex prefetto di Genova Giuseppe Romano, fa un bando di gara e assegna i lavori. Le imprese che perdono fanno ricorso. E in effetti il Tar Liguria boccia la procedura utilizzata. Nel luglio scorso luglio il Tar del Lazio dice invece che la procedura è corretta. Le motivazioni arrivano ad agosto. A sua volta vengono annunciati nuovi ricorsi. Ora rispondo: un commissario di governo cosa deve fare? Aspettare la sentenza del Consiglio di Stato o dare subito il via ai lavori, con il rischio che poi risulti che ha sbagliato tutto? Ora Burlando, che è commissario di governo, ha chiesto dall’avvocatura dello stato le indicazioni su come muoversi. Se si risolve questo problema si può realizzare il secondo lotto. In più lunedì è venuto a Genova Erasmo D’Angelis, capo della struttura Italia sicura di Palazzo Chigi, e si è preso l’impegno politico di finanziare il terzo lotto, che costa 95 milioni di euro, 18 dei quali dovrebbero essere reperiti subito dallo Sblocca Italia.

Comunque il Tar non aveva sospeso i lavori. Perché non sono andati avanti?

Guardi, io divento commissario a maggio e l’udienza del Tar Lazio è fissata a luglio. Io decado da commissario prima della sentenza che annullerà la prima. Ma siamo a un punto importante: in quel momento un Tar dice al precedente commissario: la procedura usata è assolutamente sbagliata. Con il rischio di intervento anche della Corte dei conti. Poi però il Tar non dà la sospensiva: è un discorso comodo. Anzi al limite dell’indecenza.

Ma per le vie della città è stato contestato lei. Burlando dice che vi siete divisi le aree di intervento, lui è andato nei più tranquilli paesi della provincia. Non è che cercano di scaricare su di lei tutta la vicenda?

Sono stato dove dovevo, nella mia città. Ma certo in questo momento ai sindaci vengono intestate molte più responsabilità di quelle che hanno. Perché in una situazione di lontananza di tutte le altre istituzioni, il sindaco il cittadino lo vede. Soprattutto se il sindaco non si nasconde.

In città c’è chi denuncia una sua assenza nel momento dell’emergenza.

Non è così. Io c’ero. Sono andato in mezzo alla gente, sapendo che potevo essere contestato. Ho lavorato al Centro Tecnico del comune, che è il posto in cui un sindaco deve stare nelle situazioni di allerta, a coordinare l’azione della macchina comunale. La notte dell’alluvione sono stato negli uffici, ma prima ero stato sui luoghi a rendermi conto di cosa succedeva. E se non mi hanno visto è perché era notte. E comunque ‘presenza’ non significa solo farsi vedere nella strada.

Grillo ha prima chiesto le sue dimissioni, poi quelle di Renzi, poi ha fatto un giro in motorino a Genova, che è la sua città, è stato persino contestato.

Grillo è un leader politico, è legittimo che chieda le dimissioni di un sindaco che non è della sua parte. Ma non serve fare una passata veloce a dire la propria. La responsabilità della politica è cambiare le regole che ha impedito la messa in sicurezza del torrente Bisagno.

In questi giorni ha pensato alle dimissioni?

No, il mio dovere oggi è affrontare la situazione. Dimettersi significherebbe non assumersi le proprie responsabilità.

Intanto i magistrati hanno aperto un fascicolo per disastro colposo. Su chi cadrà quest’accusa?

La magistratura farà il suo lavoro.

Il presidente Renzi se la prende con la burocrazia. Ha ragione, o piuttosto non è la deregulation che rende più frequenti i ricorsi sugli appalti e sulle procedure?

Io, vedo le cose da una città. E credo che la farraginosità, la complessità e la tortuosità delle procedure burocratiche siano problemi reali. Da questo punto di vista fa bene il governo ad affrontare la questione.

Ma nello Sblocca Italia si investe poco sulla difesa idreogeologica e molto per tutt’altro.

Non voglio fare l’ingenuo, ma aspetto il provvedimento nella versione approvata. Con il governo in questi giorni ho avuto molti incontri: con i ministri Pinotti e Galletti, con il responsabile della protezione civile, con D’Angelis. Ho l’impressione che il lavoro per il risanamento del disastrato assetto idrogeologico del nostro paese sia astato assunto come una priorità. L’incontro con D’Angelis è stato concreto, operativo e senza fronzoli. Del resto non si tratta solo di piccole opere di manutenzione. Nella realtà genovese, su un fiume intombato negli anni 30, si tratta di fare grandi opere di ingegneria idraulica. Bisogna fare le opere necessarie dove servono. Magari in una collina basta piantare degli alberi o impedire il disboscamento. In una realtà urbana da 600mila persone così disastrata possono servire interventi di ingegneria civile da decine di milioni.

A proposito di soldi, l’opposizione genovese ha scoperto che avete dato bonus in busta paga ai funzionari della protezione civile. Perché l’avete fatto?

È una polemica strumentale. Questi premi sono in realtà una parte variabile della retribuzione dei dirigenti prevista dai contratti collettivi. E si danno sulla base della valutazione su come questi hanno agito per conseguire gli obiettivi. Immaginiamo che sia un preside di una scuola dello Zen di Palermo. Lo premi su come ha limitato la dispersione o sull’uso del congiuntivo dei ragazzi a fine anno?

Appunto: gli obiettivi che gli avete dato tenevano contro dell’emergenza che Genova vive?

Gli obiettivi di qualunque lavoratore devono essere misurati su quello che può ottenere lavorando con scrupolo e con serietà. Detto ciò si può dire: gli obiettivi li potevi tarare meglio. Sono disposto a accettare un’analisi nel merito.

Tanto più che lei era consapevole dei rischi che si correvano già prima dell’alluvione. Lei stesso ha fatto circolare un’intervista di un paio di settimane fa in cui lanciava l’allarme sui lavori bloccati.

Si, ma non c’entra con il lavoro di quei dirigenti. È il sistema Italia che deve rispondere dei lavori bloccati.

Eccoci arrivati allo scaricabarile.

Vale il titolo del manifesto, «sindaco espiatorio». I sindaci finiscono per diventare capri espiatori in situazioni di latitanza generale.

I giornali di destra parlano del fallimento dei sindaci ‘rossi’, ma c’è chi anche chi parla dei sindaci arancioni.

Avete fallito?

I giornali di destra fanno il loro mestiere, e cioè attaccare amministrazioni che a loro possono dare molto fastidio. Sul resto, ho sempre ritenuto schematica questa categoria. La delusione ci può essere, ma i sindaci arancioni non hanno più strumenti degli altri per affrontare i problemi del dissesto o dell’emergenza abitativa o della disoccupazone. Noi ci mettiamo una moralità, un approccio etico, e una scala di valori e di priorità diversa rispetto ad altri.

Ma i nostri strumenti sono inadeguati come quelli degli altri.

C’è qualcosa che non rifarebbe o che vorrebbe aver fatto?

In questi giorni no.

Prima, forse. Un cittadino arrabbiato mi ha detto che dovevo urlare, che mi dovevo incatenare per denunciare quanto accadeva. Ben prima dell’alluvione ho spiegato quello che stava accadendo. Ecco, forse l’avrei dovuto urlare un anno fa nella piazza centrale.

L’ho detto chiaro.

Ma non ho urlato perché sono una persona che vuole rappresentare le istituzioni.

Invece le contestano di essere un sindaco poco comunicativo, poco empatico. C’è qualcosa nel dialogo con la città che non va?

No, non lo so. È molto facile in questo momento fare l’opinionista, anche intelligente, che interpreta il disagio reale dei cittadini, piuttosto che quello che con i pochi strumenti che ha a disposizione cerca di dare risposta a questo disagio. Io scelgo di provare a dare risposte.