Raccogliamo con piacere la sfida lanciata da Ivan Cavicchi sulle pagine del manifesto di ieri. Condividiamo la sua analisi rispetto alle «politiche sanitarie» di questo governo e di questa maggioranza. Il virgolettato è d’obbligo perché non è esagerato sostenere che in realtà da lungo tempo non si fa alcuna politica sanitaria in questo Paese. Quando però se ne fa menzione, come nelle tesi congressuali di Matteo Renzi, quella che traspare è la pervicacia con cui si intende proseguire sulla strada intrapresa in questi anni: una sostanziale demolizione del Sistema Sanitario universalistico per far largo nuovamente ad uno mutualistico.

Il 6,2 per cento della nostra popolazione lamenta di non avere accesso alle cure per motivi economici, contro una media europea del 2,4 per cento. Basta questo dato a dirci che il nostro Paese ha bisogno di ripensare le sue politiche sanitarie. Come sempre, crediamo si debba ripartire dall’articolo 32 della nostra Costituzione. La salute è un diritto, non una merce, e ciò nell’interesse della comunità.

La sostenibilità economica non può essere ignorata, ma va ripensata. Solo una visione di breve termine, incapace di guardare al di là del proprio naso, può pensare di risolvere i problemi di sostenibilità economica del nostro sistema con tagli lineari e con il depotenziamento dei servizi e dei livelli di cura ad accesso universalistico. Non esiste sostenibilità economica reale e a lungo termine, che si tenga in equilibrio con il diritto alla salute, senza un sistema di prevenzione e senza una riorganizzazione del sistema di cure che dia finalmente il giusto peso ai bisogni di salute reali della nostra popolazione.

Non si può parlare di prevenzione senza considerare però i determinanti di salute «esterni» al sistema sanitario: non c’è salute senza tutela ambientale, senza condizioni di lavoro adeguato, senza un reddito minimo, solo per citare alcune delle voci principali su cui in questa legislatura si sono fatte politiche catastrofiche. E non si può rispondere adeguatamente ai bisogni di salute della nostra popolazione senza ripensare a un sistema che deve finalmente dare il giusto spazio alla medicina territoriale e alle cure primarie.

Stiamo parlando di un cambiamento epocale, ma che è necessario per chi come noi ritiene essenziale che il diritto alla salute di tutti sia garantito. Per questo abbiamo bisogno dell’aiuto e dell’impegno di tutte le persone che, come Cavicchi, possono dare un grande contributo alla definizione di un programma per il Paese. Questo è il senso della Costituente delle idee a cui abbiamo avuto il piacere di averlo ospite, e che vorremmo fosse solo il punto di partenza di una collaborazione più ampia, assieme a tutti quelli che ci vorranno stare.

Quindi, per rispondere alle domande poste da Ivan Cavicchi, nella speranza che lo stesso facciano anche le altre persone citate (e le forze politiche che rappresentano): sì, siamo disposti a cancellare gli incentivi fiscali alle mutue aziendali per rifinanziare con i soldi risparmiati la sanità pubblica. E sì, siamo disposti a dare ai lavoratori il salario per intero, a prevenire per quello che è possibile le loro malattie e qualora dovessero ammalarsi offrire loro un servizio universale adeguato.

E siamo disposti a lavorare sin da subito con quanti vogliono lo stesso, per dare finalmente giorni migliori a questo Paese.

* L’autore è segretario di Possibile