Hanno scelto il giorno della vittoria di Podemos in Spagna per rilanciare il progetto di una nuova sinistra ormai insabbiato nel litigio fra stati maggiori. L’appello, lanciato ieri in rete (sul manifesto a pag. 15, «Per la sinistra di tutte e tutti»), non è «un annuncio ma una proposta», spiega Claudio Riccio, trentenne pugliese, web designer e attivista di Act (Agire, costruire, trasformare). Riccio è uno dei ragazzi che si fanno avanti per misurarsi dove i partiti hanno fallito. Missione impossibile in Italia? «Più che un rilancio è uno slancio. Dopo mesi di palude e incapacità di mettere insieme chi a sinistra vuole contrastare le politiche di Renzi oggi diciamo: fuori dall’angolo. Incontriamoci dal 19 al 21 febbraio».

Proponete un appuntamento a febbraio. Per fare cosa?

In questi mesi si è riunito un tavolo di soggetti politici diversi. C’eravamo anche noi. Ma lì hanno prevalso logiche diverse da un percorso aperto, inclusivo e non pattizio. Ora lo proponiamo davvero: nonostante i disastri, a sinistra ci sono ancora molte persone disponibili a investire in un nuovo soggetto, non una federazione, non il solito collage. Avviamo un cammino partecipativo, una testa un voto, con una piattaforma digitale. Nessuno sia spettatore. Partiamo dai contenuti, e cioè dai nostri bisogni materiali, dalle proposte che le reti sociali e di movimento hanno elaborato, spesso rimasti senza gambe. Serve una forza politica, nel senso che non serve debolezza politica. Dalla linea all’organizzazione, decideremo tutti insieme.

Chi intende con ’noi’?

L’appello non ha un proprietario. Sta sulla proposta, non sulle appartenenze. È frutto della discussione di questi mesi. Sel e il gruppo di Sinistra italiana si sono messi a disposizione. È un passo importante.

Quale rapporto avrete coi partiti?

È un percorso che parte dalle persone, molte vengono dai partiti e fanno parte di soggetti politici, con loro e con tanti altri costruiremo un nuovo soggetto. Proponiamo di costruire insieme uno spazio nuovo, democratico. Non un cartello né una federazione. Una proposta credibile, non vogliamo fare testimonianza, ma non se ne può più di rimanere fermi, di parlare di sinistra e non praticarla mai. Nessuno deve rinunciare alla propria storia, ma chi ci sta deve essere disponibile a scriverne una nuova. Come è successo in Spagna.

Dopo il tentativo fallito di fare la Syriza italiana, ora voi volete fare la Podemos italiana?

Il punto non è fare come Podemos ma lottare con Podemos. Oggi siamo tristi spettatori delle sfide altrui. Dobbiamo costruire in Italia una forza europea, come dice Podemos.

Ma non ci sono già i 5 Stelle che occupano questo spazio?

M5S è una risposta sbagliata e inefficace a un bisogno di cambiamento vero. La risposta al disgusto nei confronti di questa politica è riconquistare la politica come uno strumento per cambiare la vita delle persone.

Sarete alternativi al Pd in ogni caso?

Renzi è un avversario, uno che è giovane ma fa politiche contro i giovani. Il punto non è avere una certa età. Un governo che continua a precarizzare il lavoro, a penalizzare le partite Iva, che fa crescere l’uso dei voucher del 75 per cento, da che parte sta? Non dalla parte dei giovani che in gran parte continuano a essere precari e a non avere tutele né ammortizzatori sociali.

Siete contro il bonus cultura?

Non rimuove le diseguaglianze. L’accesso alla cultura, in un paese in cui negli ultimi dieci anni sono stati buttati fuori oltre il 93 per cento dei giovani ricercatori dall’università, fa capire che quello dell’innovazione, per Matteo Renzi, è solo un brand.

Vi misurerete con il voto già delle amministrative ?

Ci sono percorsi territoriali già in campo, per fortuna quasi ovunque unitari e con proposte alternative. I percorsi nazionali dovranno avere molta cura di quel che accade nelle città. Così è successo in Spagna: Podemos ha riconosciuto quello che succede nei territori, senza pretendere di sovradeterminarlo.