La deputata del Parlament uscente Jessica Albiach è la numero tre della lista En Comú Podem, ed è uno dei nomi in lizza per la segreteria vacante di Podemos in Catalogna, Podem. Albiach è ottimista: «I sondaggi sottovalutano sempre il nostro risultato reale», dice. Ma sa bene che sarà impossibile ripetere il brillante risultato delle ultime due elezioni politiche, quando questo stesso soggetto politico aveva conquistato la prima posizione in voti.

 

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Perché i sondaggi sono così poco ottimisti?

Lo scenario è molto cambiante e c’è un’alta volatilità del voto. Forse non riusciremo ad arrivare primi, ma quello per noi sarà un voto per superare i blocchi: il nostro candidato Xavier Domènech è l’unico su cui nessuno ha messo un veto.

Il vostro slogan è che voi avete la chiave. La chiave per cosa?

Vogliamo restituire le chiavi ai cittadini. Perché le usino in cinque serrature: per blindare i diritti sociali e riattivare l’economia del paese; per una nuova fiscalità progressiva; per un nuovo status politico per la Catalogna che implichi maggiore autogoverno; per un referendum concordato; per l’unità di tutti nella difesa degli interessi catalani.

Perché vi dovrebbero votare?

Perché vogliamo ricucire la Catalogna e dire basta a due anni di bugie, imposizioni, irresponsabilità e anche autoritarismo dei due blocchi.

Proprio come dice Ciudadanos.

La differenza è che Ciudadanos nasce dall’odio, sopravvive e cresce solo nel conflitto.

Altri motivi per scegliervi?

La nostra agenda sociale: in questi ultimi due anni in parlamento è stato molto difficile parlare dei temi che toccano la vita delle persone. Vogliamo anche riattivare l’economia dopo la fuga di molte imprese. E lottare contro la violenza machista.

È realistico pensare di proporre un referendum in accordo con il Pp?

Mi fa sorridere quando ci criticano per questo. Con il Pp sarà difficile, ma è possibile. Di certo la via unilaterale è molto più difficile, e non la riconoscerà mai nessuno. E poi con l’unilateralità si lascia fuori metà della Catalogna che non è d’accordo.

Alleanze possibili?

Lo abbiamo sempre detto: noi con la corruzione del Pp e con quella del Pdcat (ora dentro Junts per Catalunya, guidata dall’ex president Puigdmont, ndr) non ci alleiamo, e neppure con quelli dell’Ibex 35 (Ciudadanos, ndr). Se Esquerra rinuncia all’unilateralità sarà un interlocutore. E parleremmo anche con i socialisti, anche se non si sono opposti al 155, vanno alle manifestazioni con Pp e C, e portano in lista persone contrarie al matrimonio omosessuale e all’aborto.

Credete davvero che Domènech possa diventare presidente?

Sarebbe una soluzione di buon senso, per non finire con seconde elezioni, con un 155 in vigore ancora per mesi e uno scenario sempre più polarizzato: un dramma. Se il blocco indipendentista non riuscirà a ottenere la maggioranza, e non ci riuscirà, dovremo trovare il modo per fare accordi trasversali.

La critica principale che vi fanno è quella di essere ambigui.

Non lo capirò mai: ci dicevano che dovevamo scegliere fra sì e no, fra tutto o niente, e noi gli dicevamo che si sbagliavano, che la società catalana è plurale. Nel nostro spazio politico ci mettiamo d’accordo sui temi sociali e su un referendum concordato. Siamo l’unico partito trasversale sulla questione nazionale – perché l’accusa di ambiguità è sempre legata a quello. Non capisco la necessità di rompere la società fra indipendentisti e non indipendentisti. Fra di noi ci sono indipendentisti che però non credono nell’unilateralità e che vogliono dare priorità ai temi sociali. Mi sembra che siamo chiarissimi: la via unilaterale non ci piace per niente, è irresponsabile. Né ci piace la via autoritaria e centralizzatrice del 155. Il problema è che i due blocchi hanno bisogno l’uno dell’altro e si retroalimentano.

In questa campagna, le donne sono più visibili del solito.

È vero, ed è positivo. Ma c’è solo una donna come candidata presidente (Inés Arrimada, Ciudadanos, ndr) continuiamo a non essere in prima linea. Noi siamo la lista con più donne e la più femminista: mettiamo al centro la cura delle persone.