«Basta, ci siamo stancati di fare da bancomat per ogni governo. Se la legge di stabilità non verrà cambiata, la mobilitazione sarà dura». A parlare è Rossana Dettori, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil, e la «minaccia» di sciopero (perché di quello si tratta, quando in sindacalese si parla di «mobilitazione dura») è fatta anche a nome di Cisl e Uil di categoria, con cui ieri la Cgil ha emesso una nota di fuoco.

Ce l’avete con il blocco dei contratti?

Quello è solo uno dei punti che non ci piace, uno dei più gravi. Non abbiamo adeguamenti da fine 2009, quindi includendo il 2014 parliamo di ben 6 anni senza aumenti. E dico di più: i testi che circolano, perché ancora non abbiamo potuto avere quello definitivo, ci negano anche l’indennità di vacanza contrattuale per il trienno 2012-2014, e l’ultima che abbiamo avuto sono 9 euro al mese nel 2010. Quindi: niente aumenti per sei anni e niente indennità per cinque. E se pensate che la media dei nostri stipendi è di 1200 euro, capite il dramma. Io che sono un’infermiera, assunta nel 1974, arrivo oggi a 1500 euro, e sono 39 anni di anzianità.

In parte qualcosa si recupererà con il famoso cuneo, magra consolazione.

Ma sono cifre ridicole, se va bene si prendono 15 euro al mese, e non si è ancora capito quali fasce in effetti ci rientreranno. Questa finanziaria non redistribuisce, non accorcia le distanze tra chi ha tanto e chi ha poco, non crea lavoro né aumenta significativamente il potere di acquisto. È vero che non innalza le tasse, ma non ha quel senso «più» e di equità che noi chiedevamo. Prendiamo ad esempio il fondo per i non autosufficienti: 250 milioni di euro in tutto, quando per i soli malati di Sla, secondo le associazioni, ne servirebbero almeno 280, di milioni.

Il governo dice però che almeno non verrà tagliata la sanità. Vi soddisfa?

Un attimo, io vorrei capire. Non ci saranno forse tagli diretti, ma dove prendono i 2 miliardi per coprire i ticket l’anno prossimo? Si parla di recuperare 3 miliardi dalla spending review, e una delle voci è il taglio di «beni e servizi». Quindi pagherà ancora una volta il pubblico. I «beni» sono gli acquisti , mentre i «servizi» sono ad esempio gli appalti, come le cooperative, l’edilizia, l’informatica, le pulizie. Non solo si rischiano quindi di tagliare servizi e prestazioni, ma ricordiamo che dietro ci sono lavoratori che possono perdere reddito o il proprio posto. Ormai nella sanità siamo al limite, se pensiamo che per il costo dei ticket ben 9 milioni di cittadini rinunciano a curarsi. E ancora si taglia.

C’è anche il taglio degli straordinari.

Sì, del 10%. Che detta così potrebbe sembrare poca cosa, e in effetti in alcuni uffici basta riorganizzarsi per ricompensare. Ma vogliamo pensare ai servizi alla persona, agli uffici per gli immigrati e ai centri di impiego, agli stessi ospedali? In molti casi, soprattutto dopo il blocco del turn over – che questo governo peraltro ha confermato – si va avanti solo grazie agli straordinari. Torno agli ospedali: il personale ha contratti di 36 ore, ma la media effettiva è di 43 a settimana. E così è per le materne, gli asili, tanti uffici: che a questo punto, suppongo, dovranno ridurre prestazioni e orari di apertura al pubblico. Inoltre segnalo anche che ci rateizzeranno, in due soluzioni e nell’arco di due anni, le liquidazioni: che sono soldi nostri. Anche qui, facciamo da bancomat.

Quindi minacciate lo sciopero. E già d’altronde siete in campo per i precari.

Sì, è l’altra nota dolente. Ci sono 126 mila precari che se non verranno prorogati, perderanno il posto il 31 dicembre. Con la chiusura o il drastico taglio di tanti servizi. Noi chiediamo che vengano prorogati per altri 36 mesi, in modo che nel frattempo si predispongano i concorsi e quanto serve per una stabilizzazione. Sono soldi già previsti in bilancio, non servono nuove poste. Per questo abbiamo già un percorso di iniziative unitarie con Cisl e Uil, e se non avremo risposte, in dicembre passeremo a mobilitazioni più forti.