Stefano Ceccanti, deputato del Partito democratico, ha motivato il passaggio dal no al sì al taglio dei parlamentari con il «contesto» delle riforme concordate dai capigruppo di maggioranza. Il contesto, però, è soprattutto Di Maio che festeggia al grido «meno politici, più democrazia».
Noi siamo contrari alla retorica anti parlamentare. Il contesto di cui parlo è il punto 10 dell’accordo di governo, quello dove si prevedono le «garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica». Alle dichiarazioni di Di Maio abbiamo risposto ricordando i paletti fissati dalla Costituzione: non si può introdurre il vincolo di mandato, non può restare la prescrizione senza limiti, non si può prevedere il sorteggio per il Csm. Ai principi non rinunciamo, la riduzione dei parlamentari era già nei nostri programmi. Così come in tutti i progetti di riforme costituzionali.
Dunque adesso il Pd vive come «suo» questo taglio dei parlamentari, che dall’inizio della legislatura è la bandiera dei 5 Stelle?
Fosse dipeso da noi avremmo fatto un taglio più pesante al senato e più leggero alla camera. Perché abbiamo in testa la differenziazione delle funzioni tra le due camere, con una sola camera che dà la fiducia al governo. Ma non è una linea che si è affermata. Fino a quando non si accetta lo schema di una camera che dà la fiducia, che può essere più grande, sui 500 deputati, e una che non la dà, che può essere di un centinaio di senatori, hanno senso i numeri che stiamo approvando, 400 deputati e 200 senatori.
Con le «compensazioni» che annunciate, anche il senato, come la camera, sarà eletto a base nazionale. In più renderete identici l’elettorato attivo e quello passivo delle due camera. È così che si differenzia il bicameralismo?
Intendiamoci. Se fossimo riusciti a differenziare le funzioni, allora avremmo dovuto disegnare le due camere in maniera più differente possibile. Ma se restiamo ancorati a due camere che danno entrambe la fiducia, allora più simili sono meglio è. Anche per evitare il rischio che si creino maggioranza diverse.
Ma due camere identiche per modalità di composizione e funzioni non sono troppe, anche con meno parlamentari?
Si possono introdurre differenze che non incidano nel rapporto con il governo. Per esempio si può prevedere la presenza in senato dei presidenti delle Regioni quando si votano le leggi sull’autonomia differenziata.
Perché? Tolta la base regionale per l’elezione, al senato non resta alcun appiglio al regionalismo.
Nessun appiglio, ma è giusto che sia così, come ho spiegato, finché anche il senato deve votare la fiducia al governo. D’altra parte la Corte costituzionale nella sentenza sull’Italicum aveva invitato ad armonizzare al massimo le due camere.
Quella sentenza ha dichiarato incostituzionale il doppio turno nazionale con premio di maggioranza. Possibile che il Pd voglia riproporlo?
La Corte ha bocciato solo il particolare tipo di ballottaggio previsto in origine dall’Italicum, perché era una sostanziale prosecuzione del primo turno. Da ciò si deduce che un sistema elettorale dove ci sono le coalizioni al primo turno ed è prevista la possibilità di apparentamenti ulteriori tra il primo e il secondo turno, supererebbe le obiezioni della corte Costituzionale.
Lei dunque è favorevole a questo sistema di doppio turno nazionale tra coalizioni?
Questo deve approfondirlo la maggioranza, sto dicendo solo che a mio avviso non avrebbe problemi di legittimità. Le alternative sono tra un sistema proporzionale con sbarramento, che non aggrega ma risponde meglio all’esigenza di recuperare rappresentatività dopo il taglio dei parlamentari, e un sistema con il premio di coalizione, che favorisce la governabilità ma sovra-rappresenta chi vince e sotto-rappresenta chi perde.
Non teme che il Pd possa pentirsi di aver firmato la cambiale del taglio dei parlamentari ai 5 Stelle, con correttivi solo promessi?
Se uno mi dice che il movimento 5 stelle è inaffidabile, io rispondo ok, ma allora perché ci abbiamo fatto un governo insieme? Non abbiamo strumenti coercitivi, ma per non far cadere il governo bisogna dare seguito agli impegni che sono contenuti nel documento politico dei capigruppo. Aggiungo che i 5 Stelle, nel merito, non hanno mai criticato le cose che abbiamo chiesto.
Criticano il parlamento nel suo complesso.
Il nostro scopo è appunto parlamentarizzarli.