Come ferrovieri e Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, abbiamo il dovere di ringraziare e di rendere conto dell’esito della campagna di solidarietà e sottoscrizione lanciata da queste pagine nel mese di aprile per affrontare una pesante intimidazione di natura politico giudiziaria. Abbiamo partecipato al processo per la strage di Viareggio – 32 morti e la distruzione tra le fiamme di un intero quartiere in seguito al deragliamento di una cisterna di Gpl – come parti civili nei primi due gradi di giudizio per essere poi delegittimati dalla cassazione.

Di conseguenza abbiamo subito l’addebito delle ingenti spese legali e la condanna alle spese processuali, per l’ammontare di circa 80.000 euro. Un cifra enorme per noi sei, semplici lavoratori, entrati come ‘parte’ nel procedimento giudiziario al fianco dei familiari per offrire un contributo di conoscenza diretta dei processi produttivi. Nei giorni scorsi grazie alla solidarietà diffusa abbiamo potuto saldare il nostro debito e con sei bonifici da 11.997,22 euro ciascuno, abbiamo “pagato i colpevoli”, così come stabilito dalla discutibile sentenza della Cassazione dell’ 8 gennaio scorso. Ma i colpevoli devono ancora pagare.
Una sentenza politica, dal cui dispositivo traspare una cultura giuridica conservatrice e reazionaria, poiché ha assolto le imprese e il sistema industriale finanziario delle ferrovie, disapplicato la disciplina del TU 81/08 della sicurezza sul lavoro per chi opera con treni e binari e determinato la prescrizione del reato di omicidio colposo.

Un pronunciamento che condizionerà altri processi e tutta la filiera della sicurezza nelle ferrovie e non solo, di cui ancora però non conosciamo le motivazione perché a distanza di oltre sei mesi non sono state pubblicate. Un ritardo per noi incomprensibile. Data per scontata la complessità del processo, sarebbe stato ragionevole aspettarsi un lungo tempo di riflessione i camera di consiglio per la decisione; assolvere o condannare delle persone merita sempre la massima cautela e accuratezza, mentre sfugge la ragione di un tempo così lungo per scrivere in bella copia le ragioni che hanno condotto a quelle decisioni. Una sentenza che poteva avere in futuro un possibile micidiale effetto collaterale di dissuasione verso tutti i lavoratori perché chiamati a rispondere individualmente sul piano economico solo per aver ‘osato’ entrare nel processo contro i vertici di gran di imprese.

Oltre tremila sottoscrittori ci hanno consentito invece di raccogliere anche più delle somme strettamente necessarie e di poter dimostrare che in quelle aule, per oltre dieci anni di udienze, non eravamo soli ma rappresentavamo migliaia di cittadini e lavoratori indignati da quanto accaduto a Viareggio. Oltre ai 71.989,20 euro già versati, una volta soddisfatti gli ‘obblighi giudiziari’, alla luce delle motivazioni della sentenza, destineremo le somme eccedenti all’eventuale proseguimento del percorso legale relativo alla strage di Viareggio, a iniziative di solidarietà in tema di salute e sicurezza del lavoro e del trasporto ferroviario e in favore di lavoratrici e lavoratori oggetto di repressione, versandole per intero alla Cassa di Solidarietà tra ferrovieri, quale strumento di tutela e sostegno collettivi. Il rendiconto economico dettagliato è disponibile sul sito della storica rivista dei ferrovieri.

Possiamo dire che il tentativo di intimidazione e di isolamento nei nostri confronti non è riuscito, ma che anzi, è stato respinto al mittente grazie alla solidarietà diffusa e all’impegno di migliaia di cittadini, lavoratori, ferrovieri sindacati e di collettivi organizzati. Tra questi il Manifesto che vogliamo ringraziare in modo particolare per aver dato avvio alla campagna di informazione per la sottoscrizione e per aver anche contribuito materialmente con una somma non trascurabile. Quando si dice che non tutti i giornali sono uguali… vuol dire che alcuni restano un prezioso strumento di democrazia, partecipazione e solidarietà che va doverosamente incoraggiato e sostenuto.

* * * Vincenzo Cito, Filippo Cufari, Dante De Angelis, Maurizio Giuntini, Alessandro Pellegatta e Giuseppe Pinto.