Filippo Nogarin è in campagna elettorale per le europee. Ha deciso di lasciare la poltrona di sindaco di Livorno dopo il primo mandato ma rimane sensibile al tema delle competenze amministrative, tanto da avere scritto un comunicato molto duro contro Matteo Salvini e la sua proposta di aumentare il potere dei prefetti a scapito delle competenze dei sindaci sul tema della sicurezza. «Siamo davanti a una questione posta in termini insopportabili, soprattutto in un periodo prossimo ad elezioni amministrative. Siamo di fronte a una vera e propria escalation nei confronti dei sindaci e soprattutto di Virginia Raggi».

Perché proprio lei?
La sindaca di Roma è diventata punto di riferimento quotidiano degli attacchi del ministro dell’interno e della Lega soprattutto perché è rappresentativa, sia dei sindaci in generale che del M5S come forza politica.

Non trova che sulle «emergenze sicurezza» da anni abbiano cercato di lucrare politicamente quasi tutti i partiti?
Tutti gli argomenti mirati alla pancia, alle paure, tutti i temi emotivi trovano riscontro nelle persone. La sicurezza è brandita da sempre dalla politica più becera. In fondo lo fece anche il ministro Marco Minniti.

Vede una continuità tra Minniti e Salvini?
Minniti tirò fuori il Daspo urbano, ma non servì a nulla. Salvini si muove su questa stessa linea, scavalcando il suo predecessore perché dimostra ancora più arroganza. Entrambi fanno vanto di dare strumenti nuovi ai sindaci ma non è così, le persone si illudono che i sindaci abbiano uno strumento in più ma si assegnano loro prerogative che non possono esercitare: non hanno risorse e i provvedimenti varati sono lacunosi, pensati più per a creare effetti mediatici e irrisori che per incidere sulla realtà materiale.

È per questo che ha proposto a Salvini di candidarsi a sindaco?
Non è edificante che una figura istituzionale come il ministro degli interni, che dovrebbe essere un riferimento dei sindaci, arrivi fino a togliere loro competenze per attribuirle ai prefetti. Pur nella differenza di visioni tra me e Salvini, io ho rispetto per le istituzioni. Ma se proprio il ministro vuole mettersi nei panni di uno di quei sindaci che lui stesso ha definito distratti, si candidi da qualche parte e si faccia eleggere. Sono curioso di vederlo cimentarsi con l’amministrazione vera di tutti i giorni, quella che chiede risposte e non annunci mediatici.

La Lega voleva abolire i prefetti in odio al potere centrale dello stato e adesso li usa per commissariare i sindaci sui temi della sicurezza. Il M5S è nato per rilanciare la politica su scala locale ma soffre alle amministrative. Manca qualcosa nel rapporto coi territori?
La frammentazione delle competenze è un problema, forse uno de maggiori delle amministrazioni. Ma questo non significa che si può pensare di centralizzare ed espropriare l’ente locale al sindaco eletto. Non è in crisi il rapporto col territorio anche se di sicuro siamo davanti a un’insopportabile spinta centripeta. L’articolo 5 della Costituzione è stato scritto esattamente per evitare minacce del genere alle autonomie locali, dice che i territori hanno libertà di potersi esprimere. I sindaci dal mio punto di vista sono eroi, svolgono le funzioni che spettano loro adoperando strumenti sempre meno appropriati. E sappiamo bene cosa hanno passato gli enti locali negli ultimi quindici anni in termini di tagli alla spesa.

Ma questo scontro con Salvini, l’ennesimo, non dimostra che il contratto di governo non poteva prevedere qualsiasi evento, soprattutto in una macchina complessa come il Viminale? E che quello strumento non basta a tenere a bada i vostri alleati?
Credo che nel contratto non ci sia il mondo, non ci sono tutte le soluzioni. Non si poteva prevedere tutto in quelle pagine, il resto si negozia. Questa è la politica e io su questo ancora mi sento garantito da Luigi Di Maio. Del resto, il voto ha portato a questi equilibri tra schieramenti che hanno una profonda differenza. E tenere in piedi questi equilibri non è affatto facile.