È crollato nell’ultimo interrogatorio il fidanzato di 17 anni della giovanissima Noemi Durini: dopo ore di domande da parte degli investigatori, ha ammesso di averla uccisa e ha indicato ai Carabinieri la zona esatta dove ritrovare il corpo. Del resto, sin dai primi interrogatori dei giorni scorsi, le indagini si erano indirizzate sul giovane che si era contraddetto più volte. Poi, la prova inconfutabile fornita da una telecamera che riprende Noemi salire all’interno di una 500 bianca, guidata dal 17enne, alle cinque di mattina del 3 settembre scorso, giorno della scomparsa della ragazza. Che aveva lasciato a casa, oltre a vestiti ed effetti personali, anche il telefonino: segnale inconfutabile del fatto che fosse in compagnia di qualcuno che conosceva fin troppo bene e che avrebbe fatto poi ritorno a casa. Dunque, l’ultima persona che l’aveva vista prima della scomparsa non poteva che essere il fidanzato.

IL GIOVANE AVEVA nascosto il corpo della ragazzina scomparsa in un pozzo in località San Giuseppe, nel comune leccese di Castrignano del Capo, nelle campagne vicine alla strada statale 275, che collega Maglie a Santa Maria di Leuca, a 30 km di distanza da Specchia. Il corpo è stato ritrovato vestito, vicino a un muretto a secco, coperto da alcuni sassi e pietre e in avanzato stato di decomposizione: il che ha consentito dopo i primi rilievi compiuti dal medico legale, di stabilire con certezza che Noemi è stata uccisa lo stesso giorno in cui è scomparsa da casa, il 3 settembre scorso. Quasi certamente con uno o più colpi di pietra, uno dei quali l’ha raggiunta alla testa: tracce di sangue, infatti, erano visibili sul luogo dove è stato ritrovato il cadavere. Che è stato poi rimosso, sistemato in un carro funebre e portato via dal luogo del ritrovamento nel frattempo invaso da decine di curiosi tenuti lontano da un ingente numero di Carabinieri. È stato lo stesso giovane a condurre i Carabinieri sul luogo del delitto.

Il ragazzo per giorni aveva detto agli inquirenti di aver lasciato Noemi all’altezza del campo sportivo di Specchia, comune del leccese dove risiedeva la giovane vittima. Una versione che non ha mai convinto, anche perché nel corso dei giorni sul 17enne si erano addensate intense nubi. Appena qualche settimana fa era stato denunciato dalla mamma di Noemi, Imma Rizzo, per i maltrattamenti e le violenze subite dalla figlia nell’ultimo anno durante durante la loro relazione.

LA DENUNCIA AVEVA comportato l’apertura di due procedimenti: uno di natura penale per violenza privata, l’altro, civile, per verificare il contesto familiare in cui vive il giovane e se fossero in atto azioni o provvedimenti per porre fine alla sua indole violenta. Procedimenti – che secondo le prime informazioni – non avrebbero portato ad alcun provvedimento cautelare, come il divieto di avvicinarsi alla sedicenne, ma che sono stati attualizzati dalla Procura per i minorenni solo dopo la denuncia di scomparsa di Noemi.

Certo lascia pensare il fatto che la famiglia della ragazzina fosse totalmente contraria al rapporto con il fidanzatino di Alessano, descritto come un ragazzo problematico e violento. Dimostrazione di ciò un video diffuso da un cittadino nei giorni scorsi, che lo riprende mentre con una sedia di plastica bianca distrugge i vetri di una macchina all’esterno di un bar, ad Alessano, dopo una lite con il proprietario dell’esercizio commerciale. E al termine di una discussione tra il padre di Noemi che si era recato in paese per chiedere notizie della figlia scomparsa e il padre di lui, un 41enne, che al momento risulta essere indagato con la gravissima accusa di concorso in omicidio.

LA DRAMMATICA confessione del 17enne è peraltro avvenuta mentre i genitori della 16enne e la sorella più grande erano in prefettura, a Lecce, dove sta per iniziare una conferenza stampa alla quale dovevano partecipare per lanciare il nuovo appello alla figlia chiedendole di far ritorno a casa e a chiunque l’avesse vista. La mamma di Noemi, appresa la notizia, è stata colta da malore ed è stato richiesto l’intervento di un’ambulanza.

Subito dopo la famiglia si è chiusa nel suo dolore nell’abitazione di Specchia, che è stata subito presidiata a distanza dai carabinieri e da alcuni amici della famiglia. Nessuno dei parenti della ragazza aveva infatti voglia di parlare ed è stato espressamente chiesto alle forze dell’ordine di evitare le riprese dei giornalisti per tutelare la privacy.

DAL PORTONE DI CASA di Noemi sono continuate a entrare e uscire sino a tarda sera parenti e amici della ragazza, in un clima di grande tristezza e silenzio. La strada – via Madonna del Passo – è rimasta transennata e avvolta nel silenzio della sera.