Noa ha abituato il suo pubblico a scelte non convenzionali. I suoi album come la sua militanza civile scoprono relazioni e tessiture inedite per il mondo della musica. Il suo stare a cavallo di due mondi all’apparenza inconciliabili, è nata a Tel Aviv da famiglia ebrea-yemenita ed è vissuta e si è formata a New York, la rende ancor più cittadina universale. Tutto ciò innerva la sua produzione, ritenuta scomodamente in bilico tra rapporto quotidiano con la realtà e desiderio di dialogo e unità totale di sentimenti personali. Con questo progetto non è la prima a riadattare in modalità «leggera» l’autore delle «Variazioni Goldberg» (Jacques Loussier, Swingle Singers, John Lewis, Procol Harum, su fino ad arrivare ai nostri Musica Nuda, in molti si sono imbarcati in questa operazione); ma in sole undici tracce e poco meno di trenta minuti di musica, il tutto prodotto da Quincy Jones e la collaborazione del fedele Gil Dor, la talentuosa artista israeliana, vestendo in versi, ebraici e inglesi, un pugno di «invenzioni» del compositore di Eisenach, è riuscita a gettare un ulteriore ponte tra possibili e auspicabili fratellanze politiche e musicali.