Dopo le cariche della polizia anche le denunce. Martedì pomeriggio a Teulada in ottocento hanno protestato contro l’esercitazione Nato Trident Juncture, in corso nel poligono sardo. La manifestazione non era stata autorizzata e ad accogliere i militanti pacifisti davanti ai cancelli della base, nel pomeriggio di martedì scorso, c’era un massiccio schieramento di polizia e di carabinieri in assetto antisommossa.

Un gruppetto di manifestanti è riuscito a bucare il cordone delle forze dell’ordine e a entrare nel poligono, dove nel frattempo i giochi di guerra erano stati sospesi intorno a mezzogiorno. Quando il resto del corteo ha provato a seguire il piccolo commando che aveva eluso il controllo, polizia e carabinieri hanno caricato, respingendo i manifestanti con manganelli e fumogeni. Non ci sono stati feriti, né tra i pacifisti né tra i poliziotti. Ieri i sedici ragazzi che hanno superato i reticolati sono stati denunciati dalla questura per il reato di «introduzione clandestina in luoghi militari», previsto dall’articolo 260 del codice penale, che prevede una pena da uno a cinque anni di reclusione.

La manifestazione di martedì è stata preceduta da polemiche aspre tra gli organizzatori (Collettivo studentesco, Rete no basi, Cagliari social forum, Sardegna pulita, Sardigna Natzione e Fronte indipendentista unidu) e il questore di Cagliari, Danilo Gagliardi. Il funzionario ha negato l’autorizzazione alla manifestazione e ha emesso un provvedimento di foglio di via obbligatorio per dodici militanti considerati “pericolosi”. Gli organizzatori della protesta anti basi hanno denunciato come infondato e provocatorio l’atteggiamento del questore e, sfidando Gagliardi, hanno fatto sapere che la marcia davanti ai cancelli di Teulada l’avrebbero comunque fatta e che nel corteo ci sarebbero stati anche i militanti cui era stato consegnato il foglio di via.

La tensione era quindi alta, martedì pomeriggio a Porto Pino, il piccolo borgo di pescatori vicino all’ingresso della base dove i manifestanti si sono concentrati intorno alle 10. La polizia e i carabinieri hanno chiuso tutte le strade di accesso al poligono e hanno bloccato i militanti dentro i pullman per identificarli uno per uno, alla ricerca dei dodici titolari del foglio di via. Solo dopo che questi ultimi spontaneamente si sono fatti riconoscere e sono stati portati in una vicina stazione dei carabinieri per la denuncia (rischiano l’arresto da uno a sei mesi), la manifestazione ha potuto cominciare. La polizia, nonostante il divieto del questore, ha lasciato che il corteo si muovesse verso l’ingresso del poligono. Gli incidenti si sono verificati soltanto intorno alle 13.30, quando un gruppo di sedici militanti, con una rapida azione a sorpresa, ha imboccato un sentiero sterrato che porta direttamente dentro il poligono. Appena il resto del corteo si è accorto della falla nel cordone di polizia, ha provato a infilarsi nella breccia, ma è stato respinto dai manganelli degli agenti e dai fumogeni lanciati dai carabinieri. I sedici del drappello incursore sono stati bloccati all’interno della base da un gruppo di militari della Brigata Sassari e consegnati alla polizia.

Ieri insieme con le denunce sono arrivate le proteste del comitato che ha organizzato la manifestazione, che parla di una «gestione insensata della vicenda da parte del questore» e ne chiede le dimissioni. Molto critico il deputato di Sel Michele Piras: «Trovo inaccettabile e illegittimo – ha detto – che il questore di Cagliari abbia vietato una manifestazione di dissenso. Inaccettabile il comportamento di Gagliardi perché il nostro è uno Stato di diritto in cui l’espressione del dissenso è tutelata dalla Costituzione; e illegittimo, perché la richiesta di manifestazione era stata inoltrata alla questura tre giorni prima e non c’era alcuna ragione di ordine pubblico per vietarla». «Un’esercitazione della Nato – ha aggiunto il parlamentare del partito di Vendola – non può prevaricare le ragioni della democrazia. Pessima, poi, la gestione dell’ordine pubblico martedì pomeriggio a Teulada. Chiediamo che il questore sia chiamato a rispondere del suo inqualificabile comportamento».