L’appuntamento è a Giaglione, oggi alle 14. Dal campo sportivo partirà la marcia popolare fino a Chiomonte. Lungo i sentieri impervi che attraversano la val Clarea, con scarponi e bandiere, a scandire ancora una volta «il No a un’opera inutile e dannosa». La manifestazione arriva dopo una settimana di tensioni: gli scontri di venerdì, le polemiche, la fiaccolata di martedì sera con duemila persone a Susa. Fino ai tafferugli di ieri davanti al tribunale di Torino, dove i No Tav si sono ritrovati in solidarietà con Marta Camposano nel giorno dell’interrogatorio dell’attivista pisana, che ha denunciato molestie sessuali da parte delle forze dell’ordine durante il fermo a Chiomonte.

«Fisicamente sono in ripresa – ha dichiarato la giovane – stanno andando via i lividi, ma emotivamente sono scossa, non dormo bene la notte. Ma qui mi sento protetta dalle donne e dagli uomini No Tav». Poco dopo la sua entrata in Tribunale alcune donne del movimento si sono avvicinate ai cancelli del Palagiustizia per affiggere lo striscione «Se toccano una… toccano tutte», ma sono state allontanate dalla polizia in assetto antisommossa. Sono volati spintoni e manganellate. Tre attivisti sono rimasti feriti, una ragazza è stata trasportata in ospedale a causa di un taglio alla testa. Marta si è avvalsa della facoltà di non rispondere e ha consegnato ai pm una querela contro ignoti per presunti maltrattamenti. La campagna online #senonconmartaquando ha raccolto migliaia di adesioni.

Alla marcia parteciperanno anche i sindaci schierati contro l’opera. In venti si ritroveranno dietro lo striscione «Amministratori Valle di Susa»: «Il livello dello scontro è altissimo e la responsabilità è dell’assenza della politica». Riuniti ad Avigliana, hanno presentato un documento che verrà inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a quelli delle Camere, Boldrini e Grasso, e al premier Letta. Oltre a condannare ogni tipo di violenza, chiedono la sospensione dei lavori del cantiere della Maddalena, la smilitarizzazione del territorio e la ripresa di un confronto politico che contempli anche l’opzione zero. «Il Tav – ha spiegato il sindaco di Avigliana Angelo Patrizio – era considerato strategico 20 anni fa. Le condizioni, anche per la crisi economica, sono cambiate. Prendiamone atto».

È intervenuto il sindaco di Sant’Ambrogio Dario Fracchia: «Chi lancia le pietre se ne stia a casa, il nostro è un movimento popolare e nonviolento. Invitiamo il governo italiano a fare marcia indietro, la commissione governativa francese ha deciso di sospendere fino al 2030 le attività propedeutiche all’opera. Usiamo i soldi per le vere emergenze».

Loredana Bellone, sindaca di San Didero, che domenica scorsa aveva violato simbolicamente la zona rossa, ha espresso solidarietà a Marta Camposano: «Bisogna prestare massima attenzione a questi episodi. Al pericolo di abusi sulle donne». Nilo Durbiano, sindaco di Venaus si lamenta che tutto venga ridotto a questione di ordine pubblico: «Per il mio paese non c’è una cartaccia e devo ringraziare i campeggiatori No Tav». Venaus nel 2005 fu il cuore della protesta che culminò con la «liberazione» della zona che all’epoca doveva diventare cantiere. «Diventerà Arena della Pace. Ci pianteremo una pianta di cachi sopravvissuta a Nagasaki. Come altre ne sono stati seminati in luoghi di conflitto, vedi Kabul, per promuovere la pace».