Governo contrario, relatore contrario, maggioranza contraria: la patrimoniale non s’ha da fare. L’emendamento che chiedeva di introdurre un’aliquota progressiva sui patrimoni sopra i 500 mila euro è stato ritirato ieri mattina in commissione Bilancio alla Camera dal deputato di Leu Luca Pastorino. Nel frattempo il primo firmatario Nicola Fratoianni e il deputato Pd Matteo Orfini – che lo aveva sottoscritto con altri esponenti della sinistra del partito e con il deputato M5s Andrea Colletti, per un totale di 11 deputati – hanno annunciato l’intenzione di ripresentare l’emendamento sia durante l’esame in aula che nell’iter al senato. È chiaro però che le possibilità di approvazione sono assai scarse, se non nulle.

IL TUTTO NONOSTANTE la proposta – copiata a metà dallo stesso emendamento di Fratoianni – lanciata da Beppe Grillo sul suo blog.
«Prendiamo atto della scelta dei membri della commissione bilancio di Montecitorio di ritirare il nostro emendamento dopo il parere negativo di governo e relatori anche per non precludere ulteriori passaggi d’aula. Ovviamente ripresenteremo l’emendamento in aula e poi al Senato – dichiarano Fratoianni e Orfini – . In questi giorni molti, anche nella maggioranza hanno aperto all’idea di una patrimoniale, pur criticando la nostra proposta. Siamo ovviamente disponibili a riformularlo insieme in modo da trovare un testo condiviso, ma invitiamo tutte le forze di maggioranza a trovare il coraggio di fare una scelta giusta. E chiediamo al governo di riflettere sul proprio parere contrario – concludono Fratoianni e Orfini – ancor più in questa fase drammatica c’è bisogno di dare alle nostre azioni il segno della giustizia sociale e dell’uguaglianza».

Martedì sera nell’incontro fra la delegazione di Leu e il presidente del consiglio per la verifica di maggioranza lo stesso Fratoianni era tornato alla carica con Conte che «ha ascoltato». Ma ieri mattina durante l’esame degli emendamenti in commissione è arrivato il parere negativo dello stesso governo. Da qui la decisione di ritirarlo per evitare di non poterlo più ripresentare se bocciato nel voto.

IL CAMMINO DELLA LEGGE di Bilancio intanto continua molto travagliato e compresso con la scadenza di fine anno e il passaggio in Senato: l’arrivo in aula alla Camera è previsto per lunedì. La maggioranza nel frattempo però continua a litigare sull’allungamento dell’ecobonus per le ristrutturazioni mentre è stato trovato un accordo sugli incentivi per il settore auto.

Tra M5S e Pd intanto volano parole grosse sulla proroga dello sconto del 110% per la riqualificazione energetica e antisimica degli edifici. «Incomprensibile opporsi», tuona il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mentre il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro si appella alla necessità di «uno sforzo collettivo» per venire incontro a una richiesta che viene da tutti, «parti sociali, forze politiche di maggioranza e opposizione, cittadini». Ma la richiesta è di una proroga fino al 2023 su cui pesano le coperture – 5 miliardi ogni 6 mesi – e le perplessità di Gualtieri.

SE PER DI MAIO IL SUPERBONUS era così dirimente «doveva dirlo in Consiglio dei ministri» indicando «quali tagli applicare per trovare le risorse necessarie», replica secco il vicesegretario Dem Andrea Orlando. Peraltro «nel lavoro parlamentare – ricorda il capogruppo in commissione Ubaldo Pagano – per ora siamo riusciti ad ottenere una proroga per tutto il 2022 grazie a un lavoro serio e approfondito».

Sugli incentivi per l’acquisto delle auto, l’intesa di massima prevede una riedizione degli ecobonus già finanziati quest’anno, distinguendo però tra ibride/elettriche e le Euro 6, che sono anche a benzina e diesel. Secondo lo schema individuato dalla commissione Attività produttive saranno stanziati 420 milioni: 120 milioni saranno dedicati alle auto green, 250 milioni alle Euro 6 e 50 milioni per il ricambio dei veicoli commerciali. Per le auto a basse emissioni (da 0 a 60 g/km di Co2) si confermerebbero quindi gli incentivi già previsti che, con rottamazione e sconto del venditore, possono arrivare fino a 10 mila euro. Per le Euro 6, con emissioni da 61 e 135 g/Km di Co2 (finora il massimo era 110 g/km), il nuovo sconto dovrebbe valere per i primi sei mesi del 2021 e arrivare a 3.500 euro (1.500 dello Stato e 2 mila del venditore), sempre con rottamazione di auto di 10 anni.