A domanda rispondo: «No». L’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, l’altra sera a Otto e Mezzo, la trasmissione di Lilli Gruber su La7, non ci ha girato intorno e alla domanda della giornalista (in studio era presente la ministra delle riforme, Maria Elena Boschi) ha risposto che a ottobre, nel referendum confermativo sulla riforma costituzionale, voterà appunto no. Risposta secca, che poi, sulla sua pagina facebook, De Bortoli ha ulteriormente motivato introducendo anche il tema della nuova legge elettorale, l’Italicum: «Voterò no, anche se riconosco che l’impianto della riforma contiene alcuni passaggi importanti e necessari… Ma il bicameralismo è tutt’altro che superato. Il nuovo senato dovrebbe essere l’organo delle autonomie, temo sarà una ridotta, di modesto livello, delle regioni e dei comuni. La legge elettorale completa il quadro, in negativo. Gli eletti sono scelti dai capi partito, poco dagli elettori. Se il voto conta meno (e ci si astiene sempre di più, com’è avvenuto, con incoraggiamento autorevole, all’ultimo referendum) il distacco fra cittadini e istituzioni rischia di diventare incolmabile. Il tramonto di una democrazia rappresentativa è il terreno più fertile per populismi e nazionalismi».

Contrario alle riforme del governo Renzi si è detto anche Piergiorgio Odifreddi, matematico e saggista, in un’intervista video realizzata dal Comitato del No Piemonte/Val D’Aosta. Secondo Odifreddi si tratta di provvedimenti «pessimi», parte di un progetto «che bisogna fermare in ogni modo», oltre che «tecnicamente raffazzonati ed espressione di una volontà di potere del presidente del consiglio». Il quale «una mattina ha deciso che le riforme dovevano essere fatte in un certo modo e che non dovevano essere cambiate (anche se poi sono state cambiate venti volte per accomodarsi alla realtà dei voti in parlamento). Non si fanno così le riforme costituzionali». Perché in questo modo, aggiunge Odifreddi, «ci allontaniamo dalla democrazia rappresentativa, un problema dell’Occidente in generale». Certo, «in un paese moderno una delega ci vuole, il problema però è non dare deleghe in bianco e non ad una persona sola. Come per altro sta avvenendo in molti paesi, dove va a votare il 50% o meno delle persone e dunque si viene eletti con la maggioranza di coloro che votano che è una minoranza del 25%. E’ inquietante. Sulle trivelle addirittura il governo ed ex presidenti della repubblica hanno detto che è inutile andare a votare per farci intendere che le decisioni devono essere prese da altri. Un conto è dire: è difficile realizzare la democrazia; un conto è dire non mi interessa che il popolo sia coinvolto. Se questa riforma viene approvata anche dagli elettori – conclude Odifreddi – gli elettori medesimi avranno meno voce in capitolo: andranno a votare ogni 5 anni ma le decisioni verranno prese direttamente dal capo di governo bypassando il parlamento. Che sarà eletto a sua immagine e somiglianza, avrà solo il compito di mettere il visto e riceverà gli input da altri poteri, in particolare il potere principale di questi anni: la finanza e le banche» (facebook.com/comitatodifesacostituzione per il video integrale).

Intanto prosegue la raccolta delle firme sia per il referendum abrogativo dell’Italicum, sia per quello confermativo sulla riforma costituzionale. L’elenco dei banchetti dove è possibile firmare è costantemente aggiornato sui siti referendumitalicum.it e iovotono.it.