Yanis Varoufakis non parteciperà a quelle che definisce «elezioni tristi». Non crede più a Syriza che oggi tiene la sua Conferenza nazionale dove Alexis Tsipras presenterà il suo programma elettorale, ma non andrà neppure con Unità Popolare di Panagiotis Lafazanis, a suo dire troppo schiacciati sulle posizioni anti-euro. Viceversa, annuncia che si impegnerà nella costruzione di un «network» europeo che alla fine dovrebbe evolvere verso un partito «anti-austerità», con l’obiettivo di salvare la «primavera greca schiacciata dalle banche dopo il voto del popolo greco al referendum». Il percorso è però l’inverso della prima Syriza, una coalizione di partiti e movimenti che partiva dalle lotte sociali per cambiare la Grecia e con essa l’Europa. «I partiti nazionali che formano alleanze fragili all’interno di un’Europa che funziona come un blocco macroeconomico sono un modello che non funziona più. Ora serve un modello a rete», ha detto l’ex ministro delle Finanze alla radio australiana Abc, dove ne ha avuto pure per Tsipras, paragonato a Sisifo, che «continua a spingere la stessa roccia dell’austerità su per la collina, contro le leggi dell’economia e contro principi etici molto profondi». Per la prima volta Varoufakis ha attaccato direttamente l’ex premier e compagno di negoziati con le istituzioni: «Ha permesso al suo ego di avere la meglio su di lui. Ha preso la decisione consapevole di diventare il nuovo De Gaulle o Mitterrand», ha detto, mentre «il mio lavoro in politica non è quello di sostenere me stesso, come nessun altro particolare compagno, amico o collega».

Le intenzioni dell’economista ed ex ministro erano chiare già da un po’. Nei giorni della crisi di governo, Varoufakis se n’era andato alla festa estiva della sinistra socialista in Francia, ospite dell’ex ministro dell’Economia Arnauld Montebourg, dove aveva cominciato a tessere la sua tela.Ma la diaspora della sinistra radicale ellenica non è finita. La Presidente del Parlamento ha annunciato la creazione di una sua forza politica che collaborerà con Unità Popolare, sul modello federativo della prima Syriza. Nella nuova coalizione dovrebbero entrare pure l’ex partigiano Manolis Glezos, l’ultimo segretario del Synaspismos Alekos Alavanos e il movimento Piano B del compositore Mikis Theodorakis. Non ci saranno invece i comunisti del Kke.

Incerta la sorte, invece, dei dissidenti rimasti all’interno di Syriza, a cominciare dall’ex segretario Tasos Koronakis e dai 53 componenti del Comitato centrale dimissionari, mentre l’ex viceministra all’Immigrazione Tasia Christodopoulou e quello della Marina mercantile Theodoris Dritsas hanno fatto sapere che non si ricandideranno, così come i deputati Iro Dioti e Kostas Dermitzakis.
In bilico, secondo quanto riporta il quotidiano tedesco Neues Deutchland, sarebbero pure due big del governo Syriza come il vicepremier  Gabriel Sakellaridis  e il ministro delle Finanze, Euclide Tsakalotos. Dovessero abbandonare pure loro la barca, sarebbe un duro colpo per Tsipras, in piena campagna elettorale.