La resa di Clemente Mastella e il no dell’Udc rischiano di affondare l’operazione responsabili. Al momento al Senato i voti per Conte non superano quota 154, la campagna acquisti non funziona, le telefonate del premier al socialista Riccardo Nencini e al segretario Udc Lorenzo Cesa non hanno dato i risultati sperati.

E poi c’è Mastella, il primo a mettere alcuni giorni la faccia sull’operazione responsabili. Ieri sera si è «chiamato fuori»: «Io non sono né pilastro, né costruttore, su questa crisi sono molto diffidente. Ho dato consigli, ora non ne do più. Sto scoprendo negli ultimi momenti che io magari tentavo di mettere qualche mattone, altri a togliere i mattoni, quindi se la vedessero loro».

CESA HA SENTITO ANCHE Salvini, i sondaggi tirano tutti da quella parte, prosaicamente quello su Conte non è un buon investimento per il futuro. Paola Binetti, spinta da pezzi grossi del mondo cattolico e della Cei, ha provato fino all’ultimo a convincere i suoi a farsi «costruttori».

Ma niente. «Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra. Continueremo a lavorare in questo frangente drammatico per il bene del Paese. I nostri valori non sono in vendita», recita a ora di pranzo una nota dell’Udc.

Una doccia gelida per palazzo Chigi. Il segnale che le cose si mettono male, che la calamita non funziona. Anche il serbatoio di Forza Italia piange. Persino la senatrice Anna Carmela Minuto, che fino a poche ore fa veniva data tra i responsabili, ora arretra. E del resto il compagno è consigliere regionale della Lega in Puglia, dunque è in ottimi rapporti anche con il Carroccio. Non va bene neppure la caccia tra gli ex grillini: solo Gregorio De Falco sarebbe per il sì.

DA ITALIA VIVA NON SONO previsti grandi esodi: è uscito solo un deputato, Vito De Filippo, ma alla Camera il governo ha già i numeri. E’ tornato nel Pd. «Benvenuto, apprezziamo», lo saluta il capogruppo Delrio. Ma la scelta di Renzi di astenersi ha tenuto compatto il gruppo del Senato (in caso di voto contrario ne sarebbero usciti 3-4) , anche ieri il rottamatore ha riunito i suoi parlamentari, una sorta di seduta di autocoscienza permanente: «Dobbiamo avere pazienza, sono molto fiero di come stiamo lavorando. Noi siamo sui contenuti e ogni giorno che passa diventa più chiaro che al Senato i nostri 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152».

Anche i più critici, come Riccardo Nencini, Donatella Conzatti, Leonardo Grimani e Eugenio Comincini (tutti presenti ieri alla riunione tranne Grimani) capiscono che è meglio aspettare: niente fughe in avanti verso Conte. E perché farlo, visto che la linea dei dubbiosi che non volevano lo strappo ormai è quella di Italia Viva che sta cercando in ogni modo di rientrare nella maggioranza giallorossa? Sembra impossibile, da palazzo Chigi ma anche da M5S e Pd il veto su Renzi e la sua «inaffidabilità» appare granitico.

MA MATTEO INSISTE: «La strada della matematica è chiusa, suggerirei di tornare alla politica. Leggo dell’indisponibilità degli altri. Da noi nessuna preclusione, se si parla di contenuti e non di poltrone ci siamo». Anche Mastella è convinto che alla fine il «figliol prodigo» tornerà a casa: «Vedo più un Conte ter con un rimpasto e un rientro di Italia Viva che un governo sostenuto da un’altra maggioranza con l’ingresso di responsabili», dice il sindaco di Benevento, furioso con Carlo Calenda che ha rivelato su twitter di essere stato contattato dal «simpatico Clemente» che gli avrebbe offerto il sostegno Pd per la corsa a Roma. «Sei una persona di uno squallore umano incredibile», la replica di Mastella. «Anche il Conte 2 era considerato impossibile, fino a pochi giorni prima Di Maio chiamava il Pd “il partito di Bibbiano”», ricorda il deputato indipendente di Italia Viva Giacomo Portas. «Renzi in confronto è stato tenero con Conte, mai dire mai».

BRUNO TABACCI, che da giorni raccoglie responsabili alla Camera, non demorde e lancia un avvertimento: «Resto ottimista sul buonsenso che può accompagnare una riflessione obbligata: diversamente non vedo che le elezioni». Sulla barricata opposta Antonio Tajani di Fi avvisa: «Ci sono 4-5 senatori del M5S che soffrono molto e guardano con attenzione al centrodestra…».