La strada della giustizia fiscale sarà lunga e tortuosa, fino a quando nella Ue non ci sarà l’armonizzazione. Il tribunale della Ue, con una sentenza di primo grado, ieri ha dato torto alla Commissione, che nel 2017 aveva chiesto al Lussemburgo di far pagare a Amazon 250 milioni di euro, che il paradiso fiscale aveva offerto in sgravi fiscali. Amazon ha la sede legale europea in Lussemburgo e concentra qui tutti i suoi utili: grazie a un accordo raggiunto con il Lussemburgo nel 2003, poi riconfermato nel 2011, Amazon ha potuto evadere le tasse sui tre quarti di utili. La Commissione aveva contestato “aiuti di stato” illegali, ma il tribunale ha giudicato che questa contestazione è «basata su un’analisi scorretta sotto diversi aspetti».

La Commissione adesso «riflette sulle prossime tappe», ha reagito la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Potrebbe fare appello presso la Corte di Giustizia Ue, tanto più che Amazon è ormai un caso scandaloso, con i guadagni enormi realizzati nei mesi del Covid.

Sempre ieri, la Corte di Giustizia ha dato ragione alla Commissione sul caso Engie, il gigante dell’energia francese: anche in questo caso al centro c’è il compiacente Lussemburgo, a cui la Commissione aveva chiesto di esigere 120 milioni di euro di tasse da Engie, che con montaggi finanziari complicati era riuscita a evadere le tasse sul 99% degli utili. Le due sentenze contraddittorie di ieri confermano gli alti e bassi a cui deve far fronte la politica fiscale, in mancanza di armonizzazione: la Commissione aveva vinto nel caso Fiat in Lussemburgo, ma perso per Starbucks e Apple in Irlanda (in quest’ultimo caso nel luglio 2020 è stato annullato il rimborso di 13 miliardi di tasse evase a Dublino). La Commissione, ha giudicato il tribunale, non ha portato prove sicure per sostenere le sue tesi.

Nel caso di Amazon, il ricorso contro la domanda della Commissione era stato presentato non solo dalla multinazionale, ma anche dal Lussemburgo, che intende “vendere” i vantaggi del paradiso fiscale. Amazon si «felicita per la decisione della Corte, che è in linea con le nostre posizioni di sempre, noi seguiamo le leggi esistenti e Amazon non ha ricevuto un trattamento speciale». Per Margrethe Vestager, «tutte le imprese dovrebbero pagare la loro giusta parte di tasse. I vantaggi fiscali accordati unicamente ad alcune imprese multinazionali nuocciono alla concorrenza leale all’interno della Ue. Privano egualmente gli organismi pubblici e i cittadini europei di fondi per gli investimenti indispensabili per rimettersi dalla crisi del coronavirus e per realizzare una transizione verde e digitale».

Vestager ammette «lacune» nella lotta contro «pratiche fiscali illegali», ma è ottimista: «Siamo sul punto di raggiungere un accordo mondiale storico sulla riforma del quadro fiscale internazionale sulle imprese», grazie alla recente svolta degli Usa, e «la Commissione lavora su una proposta di tassa digitale, affinché le imprese che beneficiano del mercato unico digitale contribuiscano in modo equo al bilancio Ue».