Al terzo tentativo il governo dovrebbe varare il super green pass (vaccinati e guariti) per i lavoratori. Il consiglio dei ministri dovrebbe tenersi domani, preceduto dalla cabina di regia per allineare una maggioranza fin qui spaccata sul tema. La discussione dovrebbe partire dall’estensione del pass sia nel pubblico che nel privato. La misura, nel caso dovesse passare, non entrerebbe in vigore subito ma dopo due o tre settimane. Fin qui, fermamente contraria la Lega con Salvini che ha schierato il ministro Giorgetti a fare resistenza. Frammentati i 5S con i ministri Patuanelli e D’Incà favorevoli ma con un pezzo di Movimento da convincere.

SE IERI VENIVA DATA PER CERTA l’estensione della misura ai dipendenti della Pa che mancano all’appello, circa 950mila (l’obbligo di vaccino c’è già per sanitari, scuola e forze dell’ordine), il nodo da sciogliere sono autonomi e lavoratori del privato. La soluzione potrebbe essere procedere per step partendo dai comparti a contatto con il pubblico. Con il via libera si potrebbero dimezzare i non vaccinati: su un totale di 5,5 milioni, 3 sono nella fascia 30 – 59 anni. Il ministro forzista della Pa Brunetta, con il premier Draghi, è per estendere il pass a tutto il mondo del lavoro come Pd e Iv. La vicepresidente di Fi al Senato, Licia Ronzulli, ieri ha messo sul tavolo la proposta per non rompere con la Lega: «È il momento di prevedere la certificazione sanitaria rafforzata almeno per tutti gli addetti ad attività di front office a contatto con il pubblico, ma anche per chi lavora in quei luoghi, come per esempio ristoranti, bar o impianti sportivi, per accedere ai quali ai clienti sarà richiesto il super green pass».

LA DISCUSSIONE TRA I 5S è aperta. Oggi è prevista l’assemblea congiunta dei deputati dei due rami del parlamento. Nel cdm del 29 dicembre Patuanelli aveva chiesto: «Perché il super green pass al lavoratore e non al disoccupato? Allora discutiamo di obbligo vaccinale». Un’ipotesi che spaccherebbe governo e centrodestra così la vaccinazione per legge sopra i 18 anni non sarà sul tavolo del governo. Ma tra i 5S lo scontro è comunque aperto: Virginia Raggi è sul fronte del No; la capogruppo al Senato, Mariolina Castellone, ieri ha spiegato «non sono contraria all’obbligo vaccinale ma adesso non serve: il 90% della popolazione è già vaccinata ma può alzare la tensione sociale». La replica dal senatore Pd, Dario Parrini: «Dissento: l’obbligo serve eccome. Ciò che rischia di aggravare la tensione sociale è non introdurlo, inaccettabile doversi fare carico delle scelte di pochi irresponsabili». La linea del Pd l’ha data il segretario Letta: «Bisogna prepararsi all’obbligo vaccinale e il ritorno allo smart working. La scuola sia in presenza».

SULLA SCUOLA è salita la tensione a fine anno. Ai ministri della Salute e dell’Istruzione è arrivata la richiesta, latore il presidente della Conferenza delle regioni Fedriga, di rivedere la quarantena per le elementari e la prima media: nel caso di due studenti positivi in una classe, solo l’autosorveglianza di 5 giorni (con test a 10 giorni) per i ragazzi vaccinati o guariti negli ultimi 4 mesi e la quarantena di 10 giorni con Dad per i non vaccinati. La proposta di dividere i vaccinati dai non vaccinati ha provocato una levata di scudi di partiti e sindacati. Ieri è arrivata la marcia indietro, il presidente veneto Zaia: «Porteremo una proposta al tavolo nazionale delle regioni che modifica le regole e verrà presa da tutti». I governatori ne discuteranno oggi: accantonata la distinzione tra immunizzati e non, il ragionamento si sarebbe spostato sul numero di casi per mandare le classi in quarantena.

CIRCA UN CONTAGIO SU 4, il 24%, nell’ultima settimana riguarda under 20. Il numero dei ricoverati sotto i 19 anni è aumentato nel giro di un mese: da 8.632 a 9.423. Al ministero dell’Istruzione la linea è «scuola in presenza e nessun slittamento delle vacanze» (come vorrebbero Campania e Toscana), il rientro resta tra il 7 e il 10 gennaio. Oggi ci sarà un incontro con i sindacati, che lamentano la totale mancanza del distanziamento in classe e nessun tracciamento dei casi. Alla riunione con Fedriga, prima di capodanno, i ministri hanno ribadito che le norme sono quelle già approvate (l’ultimo protocollo sulla quarantena è del 3 novembre) e per il tracciamento bisogna rivolgersi al commissario Figliuolo, che nel dl del 23 dicembre si è visto assegnare 9 milioni per lo screening nelle scuole e 14,5 milioni per i sanitari militari da impiegare (firmata ieri la convenzione con le farmacie per fermare a 0,75 euro il prezzo delle ffp2).

Il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Gianneli: «Quasi nessuna Asl è riuscita ad attuare il protocollo del 3 novembre, eseguendo tempestivamente tracciamenti e tamponi. Per le scuole è impossibile gestire una parte di classe in presenza e un’altra, variabile, a distanza. E si pone, nuovamente, il problema della privacy». Neppure il personale del commissario straordinario, previsto già dal protocollo sicurezza firmato ad agosto, si è visto. A dicembre circa 10mila classi erano in dad su circa 400mila.