Sciopero a oltranza. Alla Ericsson di Marcianise, nel casertano, i 580 lavoratori hanno annunciato il blocco di ogni attività. La decisione è motivata contro la procedura di cessione alla Jabil, che «rischia di essere solo l’anticamera della chiusura della fabbrica», denunciano i sindacati. Lunedì 9 febbraio la mobilitazione si sposterà a Roma, dove è in agenda un incontro presso il ministero dello Sviluppo economico.

«La cessione – spiega Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom – avviene in un momento in cui il governo ha varato il piano strategico sulla banda ultralarga, continuando a spiegare quali e quanto benefici ciò porterà al Paese, al Pil e all’occupazione. In passato, abbiamo già avuto a che fare con le esternalizzazioni della Ericsson, finite quasi tutte con il licenziamento dei lavoratori coinvolti nelle cessioni».

Da mesi circolavano voci sull’intenzione di Ericsson di disfarsi dello stabilimento di Marcianise, malgrado ufficialmente il gruppo svedere abbia sempre negato tutto. Ericsson nel 2008 aveva acquisito lo stabilimento della Nokia Siemens a Cassina de’ Pecchi, poi chiuso dopo soli tre anni. Ora si teme che a Marcianise vada allo stesso modo: la Jabil si limiterà a fare il “lavoro sporco” di ristrutturazione, senza garantire alcun futuro ai lavoratori interessati».

A Marcianise la lotta dei lavoratori ha già impedito la chiusura della stessa Jabil. A dicembre sono stati scongiurati 382 licenziamenti. «Alla luce di tale scenario produttivo già compromesso, la cessione di Marcianise, quindi, rischia di scatenare una “guerra tra poveri” e di essere controproducente sia per i lavoratori della Ericsson che per quelli della Jabil. E tutto questo avviene in un territorio, la provincia di Caserta, in cui già moltissime realtà industriali stanno smantellando le loro attività, in cui il lavoro è un bene sempre più raro, mentre la disoccupazione ha raggiunto livelli record», chiude Turi.