Un taglio netto al salario accessorio dei dipendenti del Campidoglio e una «regalia agli stabilimenti balneari abusivi» del litorale di Ostia, una delle galline dalle uova d’oro per il «mondo di mezzo» della Mafia Capitale.

Con un paio di passaggi nella legge di Stabilità il governo Renzi riesce nel capolavoro di far arrabbiare tutti. Non solo i lavoratori di Roma Capitale che domani riprendono la mobilitazione davanti al Campidoglio sostenuti da Cgil, Cisl e Uil e minacciano scioperi durante tutto l’anno giubilare, rompendo così la tregua pattuita con lo stesso commissario Tronca. E neppure soltanto Sel che tanto si spese per salvaguardare il salario accessorio dei dipendenti comunali con l’allora vicesindaco Luigi Nieri, che però nel frattempo ha lasciato il partito.

Ad essere infuriati con il governo ora sono anche gli stessi fidi alleati del premier/segretario: l’ex vicesindaco Marco Causi, l’ex commissario di Ostia, Stefano Esposito, il commissario dem a Roma Matteo Orfini, e perfino tutto l’ex gruppo consiliare del Pd. I firmatari delle dimissioni di massa davanti al notaio per far cadere Marino, chiedono ora alla maggioranza di non approvare il provvedimento «salva abusi», che è «sbagliato e offende tutti quelli che hanno a cuore il ritorno della legalità a Roma», oppure, «offendendo la legalità, si prenda la responsabilità di garantire chi viola la legge piuttosto che chi rispetta le regole e il bene comune.

I fatti: dal pacchetto degli emendamenti alla legge di Stabilità in discussione alla Camera sono scomparsi quelli presentati dall’ex vicesindaco Marco Causi tesi a superare le bocciature del Mef e a ripristinare così la legittimità del salario accessorio. Mentre in commmissione Bilancio è riapparso e passato con i voti della maggioranza, dopo essere stato bocciato in Senato, un emendamento riformulato dall’Ncd Pizzolante e dal democratico Arlotti che salverebbe dal fallimento alcuni stabilimenti balneari di Ostia. Secondo l’Huffington post, Esposito e Orfini «chiedono al Pd di cancellare immediatamente» l’emendamento. «Altrimenti cominceremo a sparare a palle incatenate», avrebbe promesso Esposito.

Gli ex consiglieri capitolini Pd invece sparano da subito: l’emendamento «approvato, distrattamente speriamo», dalla Commissione Bilancio «grida vendetta per la faticosa battaglia a tutela della legalità portata avanti a Roma in questi mesi difficili». «Si corre il rischio – si legge in una nota del gruppo Pd – di mettere uno stop alla revoca o alla decadenza, per mancati pagamenti di canoni o abusi edilizi, delle concessioni demaniali. Un regalo a chi non rispetta alcuna regola e considera il bene comune una sua proprietà». Anche i Giovani dem bollano come «una vergogna» l’emendamento che «sospende fino al 30 settembre 2016 le revoche delle concessioni agli stabilimenti balneari che non versano il canone demaniale dello Stato».

Ma le proteste contro il Pd sono «un abbaglio», secondo Pizzolante che spiega: «L’emendamento, che è stato votato convintamente dalla maggioranza e non per distrazione, riguarda solo circa un migliaio di operatori dei quali, nonostante tutto, circa 800 hanno pagato cifre abnormi impegnando ogni proprio bene» per canoni elevatissimi che, secondo il vicepresidente del gruppo Ap, per effetto della legge finanziaria del 2006 avrebbero raggiunto cifre variabili da alcune migliaia di euro fino a circa cento mila euro annui. «Aggiungendo gli arretrati – spiega ancora Pizzolante – tutto ciò significa milioni di euro da pagare per piccoli operatori, assolutamente fuori da ogni logica di mercato, con la conseguente messa in crisi dell’impresa». Un provvedimento che in sostanza riguarderebbe ancora solo «200 operatori che proprio non sono in grado di far fronte a cifre ingiuste che li hanno portati al limite del fallimento».

La vicenda del «taglio di 32 milioni sul salario accessorio del 2016 e degli anni futuri» invece riguarda 24.000 dipendenti del Campidoglio che, spiega una nota di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Roma Capitale e Rieti e Uil Fpl Roma e Lazio, perderebbero «circa 200 euro al mese sulle buste paga» e acquisterebbero «l’impossibilità di attivare percorsi assunzionali. Una beffa anche per i cittadini che dovranno sopportare servizi sempre più dequalificati e insufficienti per tutto il 2016».