È successo qualcosa il 4 dicembre? A seguire il dibattito politico di questi giorni attorno alla legge elettorale sembrerebbe di no. Eppure, bocciando la riforma costituzionale, i cittadini italiani hanno anche rifiutato l’Italicum, un sistema elettorale disegnato a misura della medesima riforma della Costituzione, espressione dello stesso disegno neo-autoritario ed accentratore.

Il 4 dicembre gli elettori hanno fatto arrivare forte e chiara la loro domanda di partecipazione attraverso un sistema elettorale che permetta l’elezione dei propri rappresentanti, che sia coerente con il dettato costituzionale, che garantisca l’eguaglianza del voto, che elegga un parlamento realmente rappresentativo. Una domanda che non può, non deve essere elusa.

Per ribadire questi concetti, «aprire un dialogo tra il Palazzo e gli elettori» e «restituire la sovranità agli elettori», il Comitato per il No e il Comitato contro l’Italicum hanno lanciato una petizione popolare per chiedere al Parlamento di approvare una legge elettorale che, appunto, tenga conto dello straordinario risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre, che «ha segnato una svolta nella storia del nostro Paese» e che invece si sta tentando di ignorare.

Secondo i due Comitati, la sentenza della Corte Costituzionale ha cancellato il ballottaggio ma ha lasciato in piedi «altri due pilastri che tendono a svilire le elezioni riducendole ad una mera procedura per l’attribuzione del potere di Governo ad un ristretto gruppo, attraverso il controllo del Parlamento, a scapito della rappresentanza»: ovvero, il premio di maggioranza e i capilista bloccati. «Il premio di maggioranza – si legge nella petizione – rimane inaccettabile, anche con la soglia del 40% dei voti, in quanto comporta l’attribuzione alla lista «vincitrice» di oltre 90 seggi in più rispetto ai voti ricevuti, sottraendoli agli altri partiti, dando vita ad una profonda divaricazione fra la volontà espressa dagli elettori e la composizione del Parlamento.

Ugualmente inaccettabile è il sistema dei capilista bloccati che, combinato con collegi di dimensioni ridotte, porterebbe al risultato che la stragrande maggioranza dei deputati sarebbero nominati dai capi dei partiti senza che gli elettori possano concorrere in alcun modo alla scelta dei loro rappresentanti».

Con la petizione, quindi, i Comitati chiedono al Parlamento un intervento di riforma che elimini «ogni forma di premio maggioritario, i capilista bloccati, le candidature multiple». In sostanza, si ritiene che «due interventi di fondo siano assolutamente necessari per ripristinare il modello di democrazia costituzionale che le elettrici e gli elettori hanno solennemente riconfermato con il voto del 4 dicembre.

Occorre: assicurare con le elezioni la piena rappresentatività del Parlamento, delle province e delle aree metropolitane, ripristinando l’eguaglianza del voto dei cittadini; garantire la possibilità per i cittadini di scegliersi i rappresentanti, oggi designati dai capi partito».

La raccolta delle firme è iniziata, sia attraverso la piattaforma web change.org (dove è già arrivata a quota diecimila) sia attraverso la mobilitazione dei 750 comitati locali: a Rovigo ieri si è svolta la prima di una serie di iniziative nel Polesine su «Attuare la Costituzione»; sempre ieri a Mestre si è tenuto un incontro sul tema della legge elettorale, mentre a Roma si è discusso di fiscal compact e articolo 81.

Domani a Firenze (ore 11,45, presso il caffè «Giubbe Rosse») si terrà una conferenza stampa per presentare il programma di iniziative dei comitati toscani; infine il 4 marzo a Sanremo si svolgerà l’iniziativa “Chi vota chi?”, domande e risposte sulla legge elettorale e i sistemi di voto (appuntamento alle 17,30, via G. Marsaglia 70 – Sala Il Melograno).