Migliaia di persone in piazza nel giorno nello sciopero generale indetto dalla Camera del lavoro di Genova contro il Jobs Act e la legge di stabilità. Quattro i cortei della Cgil, che da diversi quartieri sono confluiti in piazza Caricamento. Lo spezzone più imponente è stato quello partito dalla zona industriale di Cornigliano con la Fiom ma anche i settori di commercio, turismo e servizi. Lungo la strada si sono uniti i lavoratori del porto. Dall’altra parte della città in piazza Corvetto c’erano i dipendenti del pubblico impiego e delle municipalizzate.

Lo spezzone è stato aperto dagli operai del centro stampa San Biagio dalle cui rotative esce ogni giorno Il Secolo XIX ma che da gennaio saranno in mobilità in seguito alla fusione societaria tra l’editore ligure Società edizioni e pubblicazioni (Sep) e La Stampa. Infine dal quartiere della Foce si è mosso il corteo degli edili. Una manifestazione a parte hanno fatto i lavoratori di Amt, che dopo le 5 giornate di sciopero selvaggio dell’anno scorso, hanno avviato da alcune settimane una nuova fase di lotta dopo che l’azienda ha deciso di disdire da febbraio i contratti integrativi per risanare un buco da 9 milioni. Lavoratori e sindacati (Filt-Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl) si sono dati appuntamento alla rimessa della Gavette e hanno sfilato in corteo fino alla sede dell’azienda. Sul percorso hanno bloccato per una decina di minuti l’ingresso autostradale di Genova-Est e hanno concluso la manifestazione occupando l’ufficio del presidente Livio Ravera e sbarrandolo dopo aver scardinato alcune porte dalle stanze accanto. L’azienda, che sta facendo la conta dei danni, ha annunciato che sporgerà denuncia. Ma a Genova oggi era anche il giorno dello sciopero sociale: a scendere in piazza sono stati studenti, giovani del movimento di lotta per la casa, precari, antagonisti e No Tav. Un lungo corteo cha ha attraversato tutto il centro tra fumogeni e slogan contro la precarietà e per il diritto al lavoro e alla casa. Il corteo, aperto dallo striscione «Pd uguale precarietà e devastazione», ha tentato un avvicinamento alla nuova sede del Partito democratico in via Maragliano ma si è trovato davanti l’edificio completamente circondato da agenti in tenuta antisommossa. Così, dietro una cortina fitta di fumogeni, sono volate solo un paio di uova che si sono frantumate sull’asfalto. Poi il corteo è indietreggiato e ha ripreso il percorso per concludersi senza incidenti. Ma il Pd non era nel mirino solo degli antagonisti.

A raggiungere l’obiettivo con diverse uova che ne hanno imbrattato l’insegna, è stato lo spezzone della Fiom che si è staccata dal corteo della Cgil in piazza Montano a Sampierdarena, e ha centrato la locale sezione del Pd. «Questo corteo – ha detto Bruno Manganaro, segretario della Fiom Cgil di Genova al termine della manifestazione – è la nostra risposta a Renzi e alla sua arroganza visto che dice che non si sa a cosa serva il sindacato». «Noi lottiamo e scioperiamo per difendere i diritti – ha aggiunto – e per impedire che le manovre del governo diventino un’altra sberla ai lavoratori perché è chiaro che il governo Renzi ha un solo scalpo da portare a Bruxelles, quello dei lavoratori, dei precari e dei pensionati e questa è una delle tante risposte che la Cgil con tutte le sue categorie gli danno. E non sarà l’ultima». «Non pensino di esportare anche a Genova il metodo Renzi – ha detto il segretario della Camera del lavoro di Genova Ivano Bosco nel comizio conclusivo – perché ci troveranno in piazza. Jobs Act e legge di stabilità sono un attacco al mondo del lavoro, pensati da gente che parla ma non ha mai lavorato».