I gruppi per la pace, antirazzisti, antimperialisti non hanno abboccato alla gigantesca opera di propaganda montata intorno all’autoproclamazione dell’oppositore di destra Juan Guaidò in Venezuela. In pochi giorni già 110 sigle e migliaia di persone hanno aderito all’appello «No War on Venezuela» per una giornata di mobilitazione globale sabato 23 febbraio.

Con le parole d’ordine «no alle sanzioni, no al golpe, no alla guerra, rispetto dell’autodeterminazione del popolo venezuelano», l’iniziativa è partita dall’International Action Center, fondato negli anni 1990 da Ramsey Clark.

Da Stati uniti, Bangladesh, Haiti, Canada, Italia, Iran, India, Spagna, Svezia, Donbass hanno firmato associazioni come Black Alliance for Peace, US Peace Council, Haiti Liberté, vari gruppi pro Cuba e pro Venezuela, Socialist Party of Bangladesh, Swedish Professors and Doctors for Human Rights, e lo storico US Friends of the Soviet People (erede dei comitati Hands of Russia del 1918).

«Dal 1998 gli Stati uniti cercano di rovesciare i presidenti eletti in Venezuela; con Trump si è passati alla minaccia di attacco militare, a una valanga di menzogne, alla rapina economica. John Bolton, architetto della guerra all’Iraq, ha detto che un cambio di regime in Venezuela sarebbe ottimo per Wall Street e gli crediamo», si legge fra l’altro nell’appello. «Juan Guaidó non rappresenta le masse del paese. La destra contesta elezioni presidenziali condotte in modo trasparente e alle quali ha rifiutato di partecipare. (…) Il Venezuela è stato solidale con tanti popoli. Non possiamo restare in silenzio».

Per ora gli eventi annunciati per il 23 febbraio sul sito non sono moltissimi. Ci dice Sara Flounders, dell’Iac: «Ogni azione ne motiva altre. Speriamo molto nell’Italia!».