«Mi trovo l’imposizione del matrimonio gay, della liberalizzazione della cannabis, della teoria dei gender nelle scuole, ma io lì che ci sto a fare?». No, per Carlo Giovanardi «i gender» sono davvero troppo. Quindi il dado è tratto, il senatore lascia Ncd e la maggioranza, anche perché «ora ci troviamo con una parte del partito che vuole allearsi stabilmente con il Pd». Non ci sta a farsi prendere a «frizzi, lazzi e pernacchie» da Matteo Renzi, che «governa con i nostri voti» e poi «fa passare tutto ciò che a noi non piace con i voti del M5S». Il riferimento è a quello che lui chiama «matrimonio gay» che però ancora non è passato nemmeno nella versione Cirinnà. Ma comunque «uno avrà il diritto di restare nel centrodestra?». In Forza Italia? No, «con Berlusconi ero in ottimi rapporti, ero nell’ufficio di presidenza del Pdl, mai in Fi non ci sono mai stato. Nei prossimi giorni decideremo con gli altri…».

Gli altri sono i coordinatori provinciali dell’Ncd di Piacenza, Reggio Emilia e Modena, il sindaco di Monzuno Marco Mastacchi, un paio di consigliere comunali e i presidenti di 31 circoli in Emilia Romagna. Hanno preso la decisione al termine di un’assemblea regionale che ha approvato un documento contro «una vera e propria rivoluzione antropologica» che sarebbe il «matrimonio gay», l’«insistente campagna per la legalizzazione della cannabis» che «il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova che sta portando avanti» e, ovviamente, «il gender».

Dunque Giovanardi lascia, ma dal suo ormai ex partito nessuno lo prega di ripensarci. Angelino Alfano, che almeno per Gaetano Quagliariello, dimessosi da coordinatore di Ncd e avviatosi verso l’uscita, aveva pronunciato un lapidario «non trattengo nessuno», con Giovanardi nemmeno quello.

Invece si felicita Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center: «Ora Giovanardi potrà capeggiare le Sentinelle in piedi. Mentre siamo lieti di apprendere da lui che il percorso delle unioni civili avrà seguito». Se lo augura anche Peppe De Cristofaro, senatore di Sel: «Sulle unioni civili il governo non ha più alibi». E così il 5 Stelle Alberto Airola che, come De Cristofaro, invita anche a andare «avanti spediti sui programmi scolastici antidiscriminazione e sul potenziamento dell’Unar, l’Ufficio antidiscriminazioni razziali istituito presso la presidenza del consiglio».