«No al debito ingiusto. Napoli libera»: è la scritta su fondo arcobaleno che campeggia da ieri mattina sulla facciata di Palazzo San Giacomo, sede del comune. È la reazione dell’amministrazione alla pubblicazione, giovedì, della sentenza delle Sezioni riunite della Corte dei Conti che, l’8 marzo, avevano condannato il comune per aver rendicontato in modo sbagliato il debito con il consorzio Cr8. La vicenda risale al terremoto del 1980, quando il commissario di governo affidò al consorzio lavori a Napoli e provincia pari agli attuali 85 milioni di euro. Nel 1996 il debito, mai saldato dallo stato, finisce sul comune. L’amministrazione de Magistris fa opposizione, ritenendo che tocchi al governo pagare la gran parte della passività, che viene messo a bilancio solo nel 2017 dopo cioè aver perso il ricorso. Secondo le Sezioni riunite, però, la cifra andava iscritta a bilancio già nel 2016 e per questo hanno condannato il comune a una multa equivalente al debito, da scontare in un’unica soluzione nel 2019 attraverso un taglio ai trasferimenti dallo stato. Nel frattempo il consorzio ha pignorato la cassa del comune. Il governo Gentiloni 15 giorni fa ha finalmente accettato di accollarsi il 77% del dovuto al Cr8 (c’è l’accordo politico ma manca ancora la firma), così la città pagherà la mora per un debito che le spetta solo al 23%.

Entro stasera la giunta deve approvare il bilancio di previsione triennale mettendo in conto meno 85 milioni nel 2019 per il Cr8 accanto ai meno 91 milioni della rata annuale prevista per rientrare dal predissesto. «Vogliono provocare lo scioglimento del comune di Napoli ma questa soddisfazione non gliela daremo. Non esiste sindaco d’Italia che, a 24 ore dalla scadenza, possa riuscire ad approvare il bilancio quando gli piomba addosso un simile macigno, ma noi lo chiuderemo perché prevediamo tutto, anche gli attacchi» accusa il sindaco Luigi de Magistris, che definisce la situazione «usura di stato»: «Cercherò di non fare nemmeno un grammo di macelleria sociale, nonostante un ordine costituito che vuol far pagare alla città colpe che non ha».

Su Napoli, infatti, sono ricaduti i debiti di due commissari di governo, quello post terremoto 1980 e quello ai rifiuti, che ha lasciato un ulteriore debito di 67 milioni circa, da pagare a rate. Poi ci sono i tagli ai trasferimenti: dal 2014 al 2018 meno 430 milioni, dal 2011 si arriva a meno un miliardo e 24 milioni. «Caricheremo gli 85 milioni tutti sul 2019 – spiega l’assessore al Bilancio, Enrico Panini – ma chiederemo al ministero un decreto che ci consenta poi di spalmarlo in dieci anni. Non ci fermiamo qui: il parlamento ha tolto multe a Roma e Torino, chiederemo che avvenga anche per Napoli». De Magistris invita la cittadinanza a manifestare il prossimo 14 aprile in piazza Municipio contro «un debito odioso che mai un consiglio comunale, mai alcun napoletano ha contratto. Noi lanceremo questa battaglia e sfideremo il paese a esserci perché non è la lotta di Luigi de Magistris né di questa maggioranza, ma è la battaglia degli abitanti che non possono pagare sulla loro pelle un’ingiustizia così grande. Vedremo chi sta con noi e chi si tira fuori». Il sindaco ha più volte spiegato di voler coinvolgere l’Anci: «Da qui partirà una mobilitazione giuridica, istituzionale, politica e popolare. Questi meteoriti istituzionali hanno il chiaro obiettivo di fermare la rinascita di Napoli. Davanti a un’ingiustizia così grande la ribellione non è un diritto ma è un dovere».