Il giorno in cui la possibilità di una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina si allontana (sembra) definitivamente, il mondo trema per le armi nucleari russe e l’esercito di Kiev sfonda nel sud. Le notizie si susseguono con la stessa frenesia degli ultimi giorni di febbraio, quando sembrava che le truppe di Mosca stessero per entrare a Kiev da un momento all’altro. Oggi, al contrario, sembra che le forze armate ucraine stiano sconfiggendo il nemico su ogni fronte, si parla di «collasso della linea di Kherson» e «imminente» ingresso nel Lugansk occupato. Ma il piano militare non è l’unico a essere ricco di avvenimenti.

IERI MATTINA aveva iniziato il presidente Zelensky firmando un decreto attuativo che ratifica la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina rispetto all’impossibilità di trattare con Putin. A tal proposito il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, aveva dichiarato poco prima in un’intervista: «Ora non c’è alcuna possibilità che i negoziati mettano fine alla guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina». Baerbok ha spiegato che «la sua proposta (di Putin, ndr) suonava più o meno così: ‘Deruberemo il vostro Paese, schiavizzeremo i vostri cittadini e poi potrete firmare la pace’; ma ciò è esattamente l’opposto della parola: è terrore e mancanza di libertà». Inoltre, con un altro decreto Zelensky ha dichiarato «nullo» il riconoscimento da parte del Cremlino dei quattro territori ucraini come «indipendenti». Non è d’accordo la Corea del Nord che ieri, per prima, ha riconosciuto le nuove annessioni alla Federazione russa.

Ha fatto parlare di sé anche il leader bielorusso Alexander Lukashenko, principale alleato di Putin. «Siamo coinvolti, non lo nascondiamo – ha dichiarato per la prima volta – ma non uccidiamo nessuno. Non mandiamo le nostre truppe da nessuna parte, non violiamo i nostri obblighi».

DALL’ALTRO LATO DELL’OCEANO gli Stati uniti a breve dovrebbero approvare un ulteriore pacchetto di aiuti per l’Ucraina. Si parla di 625 milioni di dollari, nei quali rientrerebbero altri quattro Himars, munizioni, mine e veicoli antimine. La misura si aggiunge al precedente stanziamento da 1,1 miliardi che invece contiene 18 Himars, da consegnare negli anni a venire. Di soldi ha parlato anche il Fondo monetario internazionale che si è detto possibilista, in virtù delle garanzie offerte dagli alleati, rispetto alla richiesta dell’Ucraina di ricevere 1,3 miliardi di dollari di ulteriori finanziamenti d’emergenza.

Sul campo si registra l’avanzata ucraina verso Kherson lungo la sponda occidentale del Dnipro. In quella che Reuters ha definito «la più grande conquista nel sud dall’inizio della guerra», le forze ucraine sono riuscite a penetrare in territorio occupato per oltre 30 km liberando almeno cinque insediamenti.

UN BOMBARDAMENTO UCRAINO avrebbe ancora danneggiato il ponte Antonovsky, complicando la situazione dei circa 20mila soldati russi che si troverebbero in questa zona. In serata anche i russi hanno ammesso l’arretramento. Va sottolineato, tuttavia, che non si tratta della disfatta definitiva: stando alle informazioni in nostro possesso i militari di Mosca si starebbero ritirando con tutte le armi al seguito e senza subire perdite sostanziali.

L’OBIETTIVO DEGLI UCRAINI è tagliare ogni via di fuga attraverso il fiume Dnipro e, al momento, sembra ci siano molto vicini. Per questo gli sviluppi delle prossime ore saranno decisivi. Anche nell’est gli ucraini starebbero proseguendo verso Kreminna ma da ieri il capo delle operazioni russe nella zona non sarà più Alexander Zhuravlev, aspramente criticato per le sconfitte recenti, ma il tenente generale Roman Berdnikov, nominato direttamente da Putin.

Tutte queste sconfitte in così poco tempo fanno temere una reazione spropositata da parte russa. Ieri il Times britannico aveva allarmato il mondo parlando di convogli speciali della «divisione nucleare segreta» russa in arrivo al confine con l’Ucraina. Qualche ora dopo, tuttavia, Bloomberg ha smentito spiegando che «le armi nucleari tattiche russe sono chiuse in una dozzina di depositi e ci vorrebbe tempo per trasportarle ai vettori».

INTANTO, IL CANALE TV Russia 24 ha finalmente informato sulla sorte di Igor Murashov, l’ex-direttore generale della centrale di Zaporizhzhia che era stato arrestato nei giorni scorsi. Murashov è stato liberato ma successivamente espulso dal territorio controllato dai russi.