In effetti, ci eravamo abituati a tutto. Con Alemanno insediato al Campidoglio, lo splendido «vuoto» del Circo Massimo si era trasformato in contenitore pubblicitario, inzeppato di aliene presenze. Nel 2011, poi, era planata lì anche Lady Gaga. Grazie alla sua posizione felice tra Aventino e Palatino, il Circo Massimo non è mai stato trattato da sito archeologico sotto tutela, ma da punto di snodo e piazza spettacolare. Ha ospitato manifestazioni, concerti, megaschermi per il Capodanno e le partite della nazionale. Bisogna risalire a mezzo secolo fa per rintracciare un divieto, una qualche forma di rispetto per quel luogo. Quando, nonostante la contiguità filologica – si svolgevano lì le corse dei cavalli dei Romani – nel 1959 la soprintendenza bloccò le riprese e ritirò il set, non concendendolo più alle bighe di «Ben Hur».

Perché scaldarsi tanto allora per la provocazione del monumento abusivo in stile Mondrian eretto da Francesco Visalli di fronte alla statua ben più classica di Mazzini? Nessuno l’ha notato per mesi (non sarà contento l’artista) e, dal punto di vista delle procedure, ognuno ha pensato in cuor suo che qualcun altro avesse sponsorizzato quella geometrica facciata bifronte. Che poi, in fondo, è pure meglio di tanti monumenti autorizzatissimi che spuntano come funghi nelle piazze italiane, frutto di scambi politici o di gare al ribasso. Ma chi è Visalli? Ha un’identità che lascia a desiderare, sfodera sul suo sito una biografia favolistica – pasoliniano ragazzo di borgata fulminato sulla via di Damasco dall’amore e dalla pittura – e giura che non l’ha fatto per pubblicità. Adesso sarà un cittadino multato (il Comune dovrà pur rientrare delle spese affrontate per la rimozione della sua scultura). Pare che a lui interessasse denunciare l’accidia di Roma, l’indifferenza atavica della capitale per se stessa e per l’arte contemporanea tout court. Il commento più bello? È arrivato dal comandante dei vigili, via Twitter: «Stiamo rimuovendo il ‘monolite bifronte’. Speriamo che Mondrian condivida».