Adesso lo si può affermare senza timore di essere smentiti: sulla vicenda Ilva cade la parola fine dopo sei anni di incertezze sul futuro del più grande gruppo siderurgico italiano.

Nella mattinata di ieri, infatti, il ministero dello Sviluppo economico ha disposto di non procedere con l’annullamento della gara che ha portato all’assegnazione del gruppo Ilva ad ArcelorMittal.

È quanto si legge nel documento firmato dal ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, inviato ad ArcelorMittal e ai commissari straordinari di Ilva.

Nell’atto pubblicato dal ministero si legge che «pur sussistendo profili di illegittimità» nella procedura, comunque non riconducibili ad ArcelorMittal, i risultati conseguiti con la stessa in termini di «impatto sociale, economico, occupazionale, ambientale e di tutela della salute, non possono, nell’esercizio di bilanciamento dei diversi interessi che la legge impone di effettuare, non ritenersi prevalenti, nel caso in specie, rispetto alla esigenza, sia pur meritevole di tutela, del ripristino della legalità violata».

Inoltre, come già rilevato dall’Avvocatura nel suo parere, il MiSe sottolinea come «la cordata risultata non aggiudicataria della gara in esame risulta, allo stato dei fatti, sciolta, dal momento che AcciaItalia spa è stata posta in liquidazione e successivamente cancellata dal Registro delle imprese e di conseguenza un eventuale annullamento degli atti con retrocessione del procedimento alla fase dei rilanci non avrebbe ormai alcun effetto utile».

In realtà, il parere dell’Avvocatura di Stato, composto da ben 35 pagine, è molto più complesso e articolato. E va a toccare tutti gli aspetti sui quali lo stesso Di Maio aveva chiesto chiarimenti.

Partendo dal presupposto che una procedura come quella della cessione dell’Ilva ad ArcelorMittal non può essere annullata, seppure si dimostrasse che è illegittima, a meno che non sia riscontrato un interesse pubblico prevalente, l’Avvocatura indica nel suo parere che, nel caso specifico, l’interesse pubblico superiore potrebbe essere rintracciato nella tutela ambientale e nella salute pubblica.

Nel suo parere, l’organo dello Stato ricorda che secondo la Legge 15/2005, «il provvedimento amministrativo illegittimo può essere annullato d’ufficio in presenza delle seguenti condizioni: sussistenza di ragioni di interesse pubblico; esercizio del potere entro un termine ragionevole; comparazione con gli interessi dei destinatari del provvedimento e degli eventuali controinteressati». Quindi, «il potere di autotutela deve essere coordinato, ai fini del suo esercizio, con il perseguimento dell’interesse pubblico, che non si risolve nel mero ripristino della legalità in senso stretto».

Secondo l’avvocatura, da questo «deriva la dimensione tipicamente discrezionale del potere di autotutela, che prescinde da ogni automatismo, costituendo invece espressione di una congrua valutazione comparativa degli interessi in conflitto, dei quali occorre dare adeguatamente conto nella motivazione». In tale contesto, si ammette che si potrebbe «in concreto verificarsi che proprio la conservazione dell’atto, benché illegittimo, sia paradossalmente la soluzione che meglio consente di soddisfare l’interesse pubblico».

Secondo l’ex ministro Calenda, «Di Maio ha mentito: in un Paese serio un ministro si dimetterebbe».

Contrariato anche il segretario della Fim Cisl Bentivogli, che ha dichiarato «adesso capisco il perché Di Maio ha tenuto nascosto il parere dell’Avvocatura».

[do action=”citazione”]Da domani comincia il referendum sull’accordo tra gli operai[/do]

Al di là delle diverse vedute, da domani inizieranno in tutti gli stabilimenti Ilva le assemblee sindacali dove i lavoratori saranno messi a conoscenza dei dettagli dell’accordo sul piano occupazionale, sul quale saranno chiamati ad esprimersi con un referendum.

Di Ilva si è parlato anche all’inaugurazione della Fiera del Levante, dove il premier Giuseppe Conte, ricevuto dal governatore Emiliano, ha sposato la linea dei ministri Di Maio e Costa: «Abbiamo ottenuto il risultato migliore possibile in queste condizioni».

Stessa linea che sarà adottata per la Tap: «Gli accordi sono stati già fatti, vedremo cosa potremo fare», ha chiarito il premier.