Il senato ha respinto la richiesta di procedura d’urgenza per l’esame del disegno di legge che taglia i vitalizi dei parlamentari, approvato dalla camera la scorsa settimana. A favore hanno votato solo i 5 Stelle (proponenti) e la Lega. Se accolta, la procedura avrebbe dimezzato i tempi di esame del provvedimento in commissione; ma il senato chiude domani per ferie e in ogni caso la legge avrebbe ripreso il suo cammino a settembre.

Il Pd, che pure alla camera aveva sostenuto la legge, il cui primo firmatario è il renzianissimo deputato Richetti, ha respinto la procedura d’urgenza denunciando, con un duro intervento del capogruppo Zanda, le intenzioni strumentali dei grillini. Che d’altra parte hanno avuto buon gioco a ricordare tutte le dichiarazioni anti vitalizi del segretario Renzi, in perfetto stile 5 Stelle. Ma Zanda, vicino al ministro Franceschini, leader della fronda nella maggioranza Pd, ha evidenziato la demagogia della richiesta grillina e ha dato voce alle tante perplessità sul provvedimento, emerse tra le righe anche nelle dichiarazioni degli esponenti Pd della camera. La legge, oltre a ridurre e rinviare a una data successiva al compimento del 65esimo anno le pensioni dei deputati in carica – che dal 2012 non sono più vitalizi e sono state equiparate a quelle dei dipendenti pubblici – interviene anche sugli assegni degli ex deputati. Sollevando problemi di coerenza costituzionale dell’intervento che, secondo gli ex parlamentari, apre la strada a un taglio delle pensioni di tutti gli ex lavoratori e i superstiti, mediante l’estensione generalizzata e retroattiva del metodo di calcolo contributivo.

I 5 Stelle hanno rumorosamente protestato nell’aula del senato, definendo «vergognosa» e «vomitevole» la scelta del Pd di negare l’urgenza. «Metodi da regime», è stata la replica di Zanda.