Una serie di assemblee in tutte le redazioni d’Italia – la nuova consultazione annunciata tre giorni fa dal sindacato dei giornalisti – e oggi l’annuncio della decisione. Che appare ormai scontata: l’Usigrai dovrebbe sospendere lo sciopero dell’11 giugno contro il decreto Irpef che sottrae al canone Rai 150 milioni. L’indicazione prevalente è stata questa e sarà formalizzata questa mattina, appena in tempo per rispettare i cinque giorni di preavviso in caso di sospensione o disdetta di uno sciopero già proclamato.
L’esecutivo dell’Usigrai chiede comunque al sottosegretario alle comunicazioni Antonio Giacomelli di aprire un confronto sul futuro della tv pubblica, perché «la presidente Anna Maria Tarantola ha posto in commissione di vigilanza uno dei temi cardine: per fare un nuovo piano industriale è indispensabile conoscere i piani sul servizio pubblico dell’azionista, quindi del governo». Perciò «attendiamo l’annuncio della calendarizzazione di disegni di legge per la riforma dei criteri di nomina dei vertici della Rai, sui conflitti di interesse e normativa antitrust».

Se l’Usigrai sospende lo sciopero dei giornalisti e la Cisl si era già sfilata martedì (con Raffaele Bonanni che continua a attaccare chi ha deciso di andare avanti), Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind Conf.sal non arretrano: «Ci spiace deludere chi prova a fare della vicenda Rai un’operazione mediatica ’buttando in caciara’ la protesta di chi sta provando a difendere servizio pubblico e posti di lavoro – scrivono in una polemica nota congiunta – ma l’11 giugno a scioperare non saranno i ’mezzibusti sediziosi’ guidati da un insieme variegato di sindacati corporativi, pronti a difendere ’privilegi’ mentre l’Italia tutta è chiamata a fare ancora sacrifici. A scioperare saranno coloro che da sempre e prima di tutti hanno denunciato sprechi e privilegi perché non è assolutamente l’idea di fare la nostra parte che ci preoccupa». Secondo i sindacati quello deciso dal governo è «un taglio chirurgico che nasconde un’operazione politica, toccando l’ennesimo asset strategico del paese, Raiway». E manca di una visione strategica portando avanti «un intervento mutilante che in nessun modo potrà produrre benefici al servizio pubblico, ma che con qualche probabilità avvantaggerà i soliti noti».

Per quanto riguarda la presa di posizione della commissione di garanzia che ha ritenuto «illegittimo» lo sciopero perché non rispetterebbe l’intervallo di almeno 10 giorni con iniziative analoghe (in questo caso lo sciopero Usb del 19), i sindacati contestano questa interpretazione. Dopo che lo sciopero sarà stato effettuato, il garante aprirà un’istruttoria per verificare se effettivamente ha compromesso il servizio pubblico.