Funziona, purtroppo. Anche per le elezioni del 25 maggio, nell’elettore di sinistra, ancora incerto se e chi votare, suona la sirena del “voto utile”. L’allarme populismo, il pericolo della coppia Grillo-Casaleggio pigliatutto è scattato, alimentato dalla (intelligente) propaganda del Pd: per frenare l’ondata grillina, la diga è Renzi, solo lui ci salverà.

Poco conta che votiamo per scegliere se vogliamo Schulz o Tsipras alla presidenza della Commissione europea, che non andiamo al seggio (più o meno faticosamente, poco o molto convinti) per turarci il naso (ancora?) e votare un partito o una maggioranza o un programma di governo del nostro paese.

Quello per il parlamento europeo è, finalmente, un voto libero, un voto per scrivere sulla scheda (tornano le preferenze) il nome dei candidati che lo meritano, per determinare nuovi equilibri nel Vecchio Continente, per invertire la rotta della crisi. Dunque un voto concreto, certamente. Ma anche l’espressione di un desiderio di cambiamento, un’idea di altra economia, una speranza di libertà per una società meticcia e aperta.

[do action=”citazione”]Come se le battaglie che la sinistra ha combattuto ogni giorno in questi crudeli anni di crisi dovessero dissolversi al momento del voto[/do]

Invece, intorno a noi, prende quota il timore su quel che accadrà il giorno dopo nel nostro cortile. Le persone si interrogano sull’utilità di un voto per Tsipras, come se, d’un tratto, le battaglie che la grande area della sinistra senza padre né partito, ha combattuto ogni giorno, in questi lunghi, interminabili, crudeli anni di crisi, dovessero dissolversi proprio al momento del voto per manifestarsi nell’esatto contrario: un consenso al Pd, a questo Pd, che porta in Europa la bandiera della più odiosa precarietà, che si appresta a benedire la grande intesa tra Junker e Schulz (il patto, tutto tedesco, già deciso) praticandola con soddisfazione già in Italia con un pezzo del centrodestra.

Tuttavia, chi ha dubbi, su se e chi votare, dovrebbe riflettere oltre che sul ruolo importante (e, a seconda delle dimensioni, decisivo) di un’affermazione di Tsipras in Europa, anche su un successo della Lista di sinistra in Italia.

Sull’effetto benefico, controcorrente, che il giovane greco giocherebbe proprio sulle scelte, molto tedesche e poco mediterranee, di Martin Schulz, come sul pungolo che una forza di sinistra eserciterebbe sulle scelte del Pd (indirizzate già a un rafforzamento dell’asse di governo con Alfano). Né sono fantasie le ragioni, comprensibili, di Sel di interpretare l’esito elettorale della Lista Tsipras per confermare o contraddire la sofferta scelta dell’ultimo congresso, quando una parte del partito di Vendola voleva schierarsi con Schulz e poi tornare all’alleanza con il Pd naufragata malamente alle ultime elezioni politiche. Se la Lista non dovesse superare agevolmente la soglia del 4%, la sirena piddina suonerebbe più forte.

Al contrario, un’affermazione di Tsipras aiuterebbe, dopo tanti anni di afasia, l’avvio di un’alternativa, utile anche a frenare la deriva politica del partito di Renzi.