Delocalizzazione, esternalizzazione e lo spettro degli esuberi. La Piaggio Aero Industries abbandona lo stabilimento genovese di Sestri ponente, dove nacque nel lontano 1884. È quanto emerso dalle linee guida del nuovo piano industriale dell’azienda aeronautica dettate dai soci di riferimento, la Tata Limited e la Mubadala Development Company di Abu Dhabi. Il vertice si è svolto nella sede della Regione Liguria davanti a sindacati e istituzioni locali.

Gli stabilimenti produttivi della Piaggio aero sono entrambi in Liguria, a Genova e a Finale ligure, ma quest’ultimo stabilimento è destinato ad essere sostituito da quello in costruzione a Villanova d’Albenga. Nel 2008 fu firmato l’accordo di programma sul trasferimento, a cui è collegato un accordo sindacale che prevedeva il mantenimento dei due siti e garanzie occupazionali per il 1.326 dipendenti. A distanza di cinque anni però lo scenario è cambiato. Se il 2008 era il periodo d’oro per il P180 (28 aerei costruiti) e l’aviazione d’affari sembrava destinata a crescere, nel 2013 gli aerei sono stati solo tre. «Quel periodo non tornerà mai più» ha detto l’ad di Piaggio Aero Alberto Galassi, e l’azienda punta tutto sul «drone» (mezzo di pattugliamento e sorveglianza senza pilota) il cui primo esemplare è volato un paio di settimane fa. Ma ad oggi l’azienda, nonostante la recente ricapitalizzazione da 190 milioni, perde circa 3,5 milioni di euro al mese. Per questo ha presentato ai sindacati le linee guida di quello che ha definito un «piano di salvataggio»: dei 520 lavoratori dello stabilimento genovese circa 130 sono impegnati nella manutenzione che verrà affidata a una nuova società (sorta di joint venture controllata da Piaggio ma esterna) mentre sui restanti c’è incertezza assoluta.

Il prossimo 8 gennaio è fissato il primo incontro tra azienda e sindacati per discutere la ristrutturazione e la difficile situazione rischia di dividere il fronte sindacale su base territoriale, perché i lavoratori del finalese, in gran parte impegnati nella produzione dei motori, vedono la loro posizione meno a rischio, anche se potrebbero essere in piccola parte coinvolti dal progetto di esternalizzazione. I genovesi, invece, già da alcuni anni in cassa integrazione a rotazione per mancanza di commesse per il P180 (350 i lavoratori coinvolti), temono di essere abbandonati dai colleghi e dalle istituzioni.

Genova però non intende morire in silenzio. Questa mattina alle 8 assemblea dei lavoratori nello stabilimento di Sestri ponente che quasi certamente deciderà l’immediato sciopero e un corteo per la città. «La situazione è gravissima – ha detto il segretario generale della Fiom ligure Bruno Manganaro – spero che i lavoratori genovesi abbiamo la forza e il coraggio di reagire di fronte a una prospettiva che non poteva essere peggiore. E la Regione non può fare da spettatrice».