Un rimborso a titolo di risarcimento che suona come un’ammissione di colpa, è quello che il cardinal Tarcisio Bertone ha annunciato ieri: una donazione di 150 mila euro all’ospedale pediatrico Bambin Gesù. I soldi saranno elargiti da Sua eminenza il Camerlengo a parziale copertura del danno, non si dice erariale ma almeno simbolico, per il coinvolgimento della Fondazione Bambin Gesù nello scandalo dei lavori faraonici di ristrutturazione del suo attico terrazzato in Vaticano che dalle casse della Fondazione furono pagati.
A dare notizia del dono è stata la presidente dell’ospedale sull’isola tiberina, Mariella Enoc, parlando con la stampa a margine di una cerimonia pubblica: la visita all’ospedale dei bambini del Segretario di Stato vaticano Pietro Paolin, cioè di colui che con l’arrivo di José Bergoglio al soglio di Pietro è andato a sostituire proprio Tarcisio Bertone, il porporato più chiaccherato della Santa Sede. Ha detto Mariella Enoc, con una formula che allude alla vicenda dell’attico-reggia senza farne menzione, che «il cardinal Bertone, riconoscendo che quello che è successo ha costituito un danno per il Bambin Gesù, ha voluto venirci incontro, devolvendo una somma di 150 mila euro».
«Quello che è successo» sarebbe appunto lo scandalo dell’attico da re dove Bertone risiede, al terzo piano di Palazzo San Carlo, dietro San Pietro, con affaccio sugli splendidi giardini vaticani. I lavori di ammodernamento durarono sette mesi e servirono ufficialmente a unire l’appartamento lasciato vuoto dall’ex comandante della Gendarmeria Camillo Cibin – l’uomo che fermò Alì Agca dopo l’attentato a Giovanni Paolo II – con l’alloggio a fianco dove prima dell’arrivo di Bertone viveva l’assai più parco monsignor Bruno Bertagna, trasferito in una casa di riposo per religiosi. La ditta incaricata, la Castelli Real Estate di Gianantonio Bandera, fatturò allora 200 mila euro, come risulta da una perizia della società di valutazione Pwc, citata nel libro “Avarizia” del giornalista Emiliano Fittipaldi, ora citato in giudizio insieme al collega Gianluigi Nuzzi per l’inchiesta Vatileaks. Bertone ha sempre rigettato, finora, le accuse, sostenendo tra l’altro di non essere proprietario dell’immobile, che in effetti essendo in uno dei palazzi storici della Città del Vaticano pur essendo nelle sue disponibilità resterà appannaggio della Santa Sede. L’ex presidente della Fondazione Bambin Gesù, Giuseppe Profiti, aveva però confermato il pagamento dei lavori anche se finalizzati a un edificio che sarebbe dovuto servire per «pubbliche relazioni», di rappresentanza, insomma. Il cardinale aveva già annunciato di aver rimborsato la Fondazione con 300 mila euro.
Con questi altri 150 mila euro, avrebbe dunque sborsato quasi mezzo miliardo. Troppi per i lavori, troppo pochi per un impossibile acquisto. E ad ogni buon conto la donazione è stata ufficialmente fatta alla onlus dell’ospedale per sostenere assistenza, ricerca medica e attività umanitarie, che sono la ragione sociale della Fondazione stessa, in particolare per un progetto sulle malattie rare.
L’attico del cardinal Bertone resta però un simbolo di una curia romana dissipata nel lusso, cortigiana. Anche perché la casa è proprio dirimpetto al bilocale di Santa Marta dove ha scelto di vivere papa Francesco proprio in contrasto con lo sfarzo di alcuni alti prelati. Non sarebbe però una reggia di 700 metri quadri come si favoleggia. L’appartamento dove risiede l’ex vescovo di Vercelli e di Genova, e dove un gruppo di buontemponi su Facebook ha invitato circa 920 mila italiani a passare il prossimo veglione di Capodanno, non raggiungerebbe i 300 metri quadri.
I ben informati raccontano che si compone in una ala con pavimenti in parquet di rovere di 225 metri quadri, l’ex appartamento della capo della Gendarmeria, più un’altra ala di 67 metri quadri con pavimentazione in marmo bianco. In ogni stanza sarebbe stato impiantato un sistema di diffusione sonora con due canali, evidentemente – si pensa – per musica di sottofondo o preghiere e un sistema di termoregoloazione e deumidificazione. Le feste esclusive per porporati e amici di Bertone di cui si favoleggia – a base di tartufi e vini piemontesi – tra cristalli, argenti , porcellane e tovaglie di fiandra, sarebbero in effetti stati organizzati per una ristretta cerchia di neletti ma non in casa sua, nella ancora più accogliente residenza detta Casino Pio IV, con annesso giardino. In ogni caso non in grado di ospitare 920 mila invitati. D’altro canto, lo stesso Bertone ha voluto chiarire ieri: «La mia vita non è lussuosa come si continua stereotipamente a dire». Quindi pagherà a rate».