Dialogo sì, ma rimangono le chiusure. Dopo lo spot di lunedì ad uso di governo e presidenti uscenti di Regioni a poche settimane dalle elezioni con 130 persone stipate nel salone del ministero, la trattativa Whirlpool è partita ieri pomeriggio. Il primo obiettivo dei sindacati tutti era quello di togliere dal tavolo le chiusure dello stabilimento di Carinaro (Caserta), quello del centro ricerche di None (Torino) e della fusione di Albacina e Melano (entrambi vicini a Fabriano,  ieri mattina entrambi in sciopero) con una consequenziale forte riduzione degli esuberi, ora previsti nel numero di 1.350.

Il primo round è finito senza vincitori. L’azienda ha ribadito le sue posizioni: la sua apertura «non pregiudiziale» al dialogo in un incontro definito «aperto e concreto». Il gigante del Michigan solo martedì ha reso noti conti più che positivi (utili in aumento del 20 per cento) che rendono incomprensibile la volontà di tagliare alcunché.

Ma Fim Fiom e Uilm hanno subito avvertito: senza togliere dal tavolo le chiusure, si va dritti allo scontro. Il prossimo round , previsto per martedì perciò si carica di aspettative. Whirlpool ha garantito che risponderà ad una serie di domande poste dai sindacati, prima fra tutte sulla non sostenibilità economica del sito di Caserta.

Il rischio è poi che il numero degli esuberi aumenti sensibilmente. Ad aggiungersi agli operai infatti ci sarebbero almeno 450 amministrativi, sacrificati sull’altare della fusione Whirpool-Indesit.
Molto duro il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli: «Per evitare lo scontro bisogna rimuovere chiusure e licenziamenti, a partire da Caserta. A Carinaro c’è un polo industriale che ha logistica, spazi e infrastrutturazione senza eguali. Non mi scandalizzo per i finanziamenti pubblici, ma quando li si accetta bisogna prendersi anche l’altra parte che si chiama responsabilità sociale dell’impresa. Altrimenti il contribuente paga le aziende che licenziano i lavoratori».

«Sarà una trattativa complicatissima – spiega Michela Spera, segretaria nazionale della Fiom – Noi abbiamo chiesto all’azienda di spiegarci nel dettaglio le missioni produttive di ogni stabilimento e trovarne una anche per Carinaro e None».

«Non possiamo entrare nel merito, come l’ad Davide Castiglioni ci ha chiesto, finché Whirlpool non rimuoverà le richieste di chiusura ed esuberi tuttora in piedi», attacca il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.

Intanto se il ramo più grande della famiglia Merloni – quello legato a Vittorio con Indesit – ha venduto a Whirlpool, l’altro – quello legato a Francesco coi marchi Merloni e Ariston – compra in Russia e in Danimarca. In comune i due rami della famiglia hanno una cosa: aver dimenticato la terra natia, quelle Marche ormai orfane.